22 marzo – Reggio Emilia
Venerdì 22 maggio,
a Reggio Emilia,
alle 20 e 30,
al Teatro Cavallerizza,
leggo un discorso su
Gianni Rodari che si intitola
Ciao,
ingresso gratuito
con prenotazione: clic
Venerdì 22 maggio,
a Reggio Emilia,
alle 20 e 30,
al Teatro Cavallerizza,
leggo un discorso su
Gianni Rodari che si intitola
Ciao,
ingresso gratuito
con prenotazione: clic
Tutte le mamme usano raccontare al bambino storie di cui egli stesso è il protagonista. Ciò corrisponde e soddisfa al suo egocentrismo. Ma le mamme ne approfittano a scopo didattico…
– Carletto era un bambino che rovesciava il sale… che non voleva mangiare il latte… che non voleva addormentarsi…
È un peccato adoperare l’imperfetto delle fiabe e dei giochi a scopo predicatorio e intimidatorio. È quasi come adoperare un orologio d’oro per fare buchi nella sabbia.
Gianni Rodari, Grammatica della fantasia.
[Il 22 marzo, a Reggio Emilia, parlo di Rodari e della Grammatica della fantasia, seguono dettagli]
A Bolzano vorrei parlare di Giuseppe Faso, che mi ha fatto conoscere una ragazza che ha letto a un bambino una poesia di Gianni Rodari in cui c’era scritto «Ma però», e il bambino le aveva detto che ma però non si può dire, e lei aveva detto «Eh, ma Rodari, è un poeta, ha la licenza poetica», e il bambino ci aveva pensato un po’ poi le aveva chiesto «E quanto costa, questa licenza?».
Nelle nostre scuole, generalmente parlando, si ride troppo poco. L’idea che l’educazione della mente debba essere una cosa tetra è tra le più difficili da combattere.
[Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, San Dorligo della Valle, EL 2013, p. 37]
Prima classe, il passeggero / è un miliardario forestiero / Italia bella, io comperare / quanti dollari costare? / ma il ferroviere pronto e cortese / Noi non vendiamo il nostro paese.
[Gianni Rodari, in Vanessa Roghi, Lezioni di fantastica. Storia di Gianni Rodari, Bari-Roma, Laterza 2020, p.68]
Al mercato di Gavirate capitano certi ometti che vendono di tutto, e di più bravi di loro a vendere non si sa dove andarli a trovare.
Un venerdì capitò un ometto che vendeva strane cose: il Monte Bianco, l’Oceano Indiano, i mari della Luna, e aveva una magnifica parlantina, e dopo un’ora gli era rimasta solo la città di Stoccolma.
La comprò un barbiere, in cambio di un taglio di capelli con frizione. Il barbiere inchiodò tra due specchi il certificato che diceva: Proprietario della città di Stoccolma, e lo mostrava orgoglioso ai clienti, rispondendo a tutte le loro domande.
– È una città della Svezia, anzi è la capitale.
– Ha quasi un milione di abitanti, e naturalmente sono tutti miei.
– C’è anche il mare, si capisce, ma non so chi sia il proprietario.
Il barbiere, un poco alla volta, mise da parte i soldi, e l’anno scorso andò in Svezia a visitare la sua proprietà. La città di Stoccolma gli parve meravigliosa, e gli svedesi gentilissimi. Loro non capivano una parola di quello che diceva lui, e lui non capiva mezza parola di quello che gli rispondevano.
– Sono il padrone della città, lo sapete o no? Ve l’hanno fatto, il comunicato?
Gli svedesi sorridevano e dicevano di sì, perché non capivano ma erano gentili, e il barbiere si fregava le mani tutto contento:
– Una città simile per un taglio di capelli e una frizione! L’ho proprio pagata a buon mercato.
E invece si sbagliava, e l’aveva pagata troppo. Perché ogni bambino che viene in questo mondo, il mondo intero è tutto suo, e non deve pagarlo neanche un soldo, deve soltanto rimboccarsi le maniche, allungare le mani e prenderselo.
Rodari, A comprare la città di Stoccolma
Questo è quel pergolato
e questa è quell’uva
che la volpe della favola
giudicò poco matura
perché stava troppo in alto.
Fate un salto,
fatene un altro.
Se non ci arrivate
riprovate domattina,
vedrete che ogni giorno
un poco si avvicina
il dolce frutto;
l’allenamento è tutto.
[Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Torino, Einaudi 1972, p. 138]
Nelle nostre scuole, generalmente parlando, si ride troppo poco. L’idea che l’educazione della mente debba essere una cosa tetra è tra le più difficili da combattere.
[Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Trieste, Einaudi ragazzi 2013, p. 37]
C’era una volta un gatto
che andava nel Canadà,
e questa è la metà.
Portava un cartoccetto
di pane col prosciutto
e questo è tutto.
[Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Torino, Einaudi 1972 (5), p. 161]
Di ritorno dall’asilo una bambina domandava alla mamma: «Non capisco, la suora dice sempre che san Giuseppe è tanto buono, e questa mattina ha detto invece che è il padre più cattivo di Gesù Cristo». Evidentemente la parola «putativo» non le aveva detto nulla: la sua mente ne interpretava il suono calandolo in forme già possedute.
[Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi ragazzi 2013, p. 51]