Chi non è in grado di suscitare l’orrore

venerdì 27 Aprile 2018

Leggendo «gesso» voi vedete com’è bianco, voi udite il rumore di quando si spezza sulla lavagna (peggio dell’unghia sul vetro), io ne sento l’odore. Ma cosa si fa a scegliere di essere Insegnanti o Secondini, Guardie Carcerarie, Agenti di Custodia o di Polizia Penitenziaria? Io non impazzisco nel pormi queste domande perché ci è già impazzito Nietzshe:

Non si ha che da prendere contatto con la letteratura pedagogica della nostra epoca: bisogna essere completamente corrotti per non spaventarsi – quando si studi tale argomento – della suprema povertà spirituale di questo girotondo davvero sgraziato. Nel nostro caso la filosofia deve prendere le mosse non già dalla meraviglia, bensì dall’orrore. Chi non è in grado di suscitare l’orrore è pregato di lasciare in pace le questioni pedagogiche (Sull’avvenire delle nostre scuole).

5. Io lascio in pace le questioni pedagogiche perché non sono in grado di suscitare l’orrore. Intitolo questo capitolo, e questo libretto, Abbasso la pedagogia perché le tre parole suggeriscono una scritta infantile fatta col carbone su un muro, o con il gesso su una lavagna. Diceva Giuseppe Gioacchino Belli qualcosa come: «e se c’è un muro bianco io glielo sfregio».

[Giampaolo Dossena, Abbasso la pedagogia, Milano, Garzanti 1993, pp. 16-17]

Il grosso tuo piedone

martedì 5 Dicembre 2017

Alla ventesima scuola di scrittura emiliana abbiamo parlato della poesia e del contrario della poesia e di un libro di Giampaolo Dossena che si chiama T’odio empia vacca (Dileggio e descolarizzazione, il sottotitolo), dove T’odio empia vacca è il contrario di T’amo pio bove, e c’è anche L’erba onde ritraevi il grosso tuo piedone (L’albero a cui tendevi la pargoletta mano), Mai odioso sarà quell’imo piano (Sempre caro mi fu quest’ermo colle), e L’eccellente visibilità alle ravviate pianure, perdurando il clima secco, cala (La nebbia agli irti colli piovigginando sale). E delle altre cose.

Nel vespero migrar

lunedì 5 Aprile 2010

dossena

Oggi, dalla libreria, è saltato fuori un libretto di Giampaolo Dossena che si intitola T’odio empia vacca, sottotitolo Dileggio e descolarizzazione, dove Dossena riscrive delle poesie diventate famose Per costrizione scolastica.
San Martino, di Carducci, per esempio (La nebbia agli irti colli / piovigginando sale, / e sotto il maestrale / urla e biancheggia il mar) diventa così:

L’eccellente visibilità alle ravviate pianure,
perdurando il clima secco, cala,
e sotto lo scirocco
sussurra e nereggia la terra.

Ma per le piazze delle metropoli
dallo stagnar delle botti
viene la melliflua impercettibilità olfattiva delle acque
i corpi a rattristar.

Sta ferma sulle sterpaglie spente
la casseruola facendo cilecca;
s’aggira il pescatore battendo le mani
nei penetrali della casa senza degnar d’un guardo,

tra i verdastri sereni
un isolato pesce bianco
come sedentario sentimento
nell’alba rimpatriar.