mercoledì 21 Marzo 2012
«Come?» disse.
Siccome però lì c’era pure uno che voleva l’Epoca, così intanto gli dava quest’Epoca a questo. Poi guardava che guardavo un altro giornale che siccome me l’ero messo a guardare, credeva che volevo quello.
«Il Capolavoro Urania?»
«No,» dissi, «dicevo se c’era il Perrimason. L’ultimo.»
«Ah,» disse, «Sì. Ecco. No.»
«No?»
«No, questo è quell’altro. L’ultimo, aspetti, che guardo.»
«Grazie.»
Venne fuori, e guardava quelli attaccati fuori con le mollette.
«Ah,» disse, «guardi: quello. Che per piacere lo prende da lei?»
Dopo lo strofinava col grembiale per mandare via il segno della molletta, che si vedeva che c’era rimasto perché s’era arrugginita la molletta.
[Franco Lucentini, Notizie degli scavi, Cava de’ Tirreni, Avagliano 2000, p. 53]
domenica 13 Febbraio 2011
Dopo il canale passammo per un posto dove c’erano ancora le buche delle bombe per terra, e le case dalle parti c’erano rimasti solo i muri esterni. I passi risuonavano forte sul marciapiede, non si sentiva nessun rumore. In fondo a una strada, tra due case crollate del tutto, ce n’era una che fino al primo piano stava ancora in piedi, ma tutte le finestre erano scardinate, pareva che non ci abitasse nessuno. L’entrata era chiusa con due tavole in croce e sopra c’era scritto: «Gehfar».
Il russo si fermò.
– Eto ne pravda, ne Gehfar, – disse.
[Franco Lucentini, I compagni sconosciuti, Torino, Einaudi 1951, p. 35]
venerdì 23 Aprile 2010
Quando uscì nei «Gettoni» Einaudi trent’anni fa, questa traduzione – la prima in italiano di un’opera di Borges – sollevò obiezioni come troppo letterale, troppo spagnoleggiante. Rivedendola ora non ho mancato di apportarvi ritocchi qua e là, per aumentane la letteralità e i presunti spagnolismi. Non sono responsabile, invece, delle correzioni «in buon italiano» che ne hanno afflitto la ristampa presso altro editore, in una recente raccolta di tutte le opere di Borges.
F. L.
[Finzioni di Jorge Luis Borges nella traduzione di Franco Lucentini, Torino, Einaudi 1995, p. 149]
mercoledì 6 Maggio 2009
Si tratta di un sorriso – crociani e strutturalisti abbiano pietà di me – dove confluiscono tutti i temi della sua opera di scrittore: contiene, in superficie, confusione, impaccio, una sorta di sbigottito deglutimento da recluta, che coprono appena una tremula richiesta di perdono, un’ammissione d’inettitudine a vivere, di completa vulnerabilità, e un fondo di sconfinata, disastrosa tenerezza verso le minime cose del creato, di comprensione per ogni concepibile debolezza, follia, bassezza e contraddizione umana. È un sorriso mite, soave, sincero, disarmante, e il suo effetto su chi lo vede per la prima volta è infallibile: ecco finalmente, si pensa, un Uomo Buono.
[Carlo Fruttero su Franco Lucentini, in Domenico Scarpa, Scavi nelle notizie, prefazione a Notizie degli scavi, cit., p. 103]
lunedì 23 Marzo 2009
Faceva umido. Ogni tanto che il vento sgrullava le piante, pareva che pioveva. Perché si vede che lì era piovuto da poco. Il muro dove stavo a sedere non era fatto come quegli altri, a file di mattoni lunghi a strisce più larghe di mattonelle quadrate, ma solo di mattonelle quadrate, che poi qui si vedeva che non erano mattonelle ma blocchetti tagliati quadrati da una parte e a punta dall’altra, che doveva essere tufo. Allora si vedeva che fatto così era meno resistente, perché per terra lì intorno era pieno di questi blocchetti cascati da questo muro, che magari però era di costruzione anteriore, oppure invece l’avevano fatto dopo. Con tutto che siccome, però, tanto non si sapeva che era, allora magari era uguale.
Adesso poi era meglio che cominciavo a tornare, magari. Perché Gina, anzi, aveva detto di stare lì un po’ prima, essendo che gli scocciava di stare alla fermata da sola, in caso che pure lei arrivava prima. Così magari era meglio che mi sbrigavo. Poi però incominciava a piovere che adesso, tutt’a un tratto, pioveva sul serio, e m’andavo a mettere d’urgenza sotto quell’alto edificio che stava dall’altra parte, che anzi menomale, allora, che non era cascato.
[Franco Lucentini, Notizie degli scavi, cura di Domenico Scarpa, Cava de’ Tirreni, Avagliano 2000, pp. 50-51]