Avanti e indietro
Puškin era andato tanto avanti rispetto ai suoi contemporanei, che a questi pareva che fosse rimasto indietro.
[Jurij Michajlovič Lotman, Puškin, traduzione di Francesca Fici Giusti, Padova, Liviana 1990, p. 158]
Puškin era andato tanto avanti rispetto ai suoi contemporanei, che a questi pareva che fosse rimasto indietro.
[Jurij Michajlovič Lotman, Puškin, traduzione di Francesca Fici Giusti, Padova, Liviana 1990, p. 158]
La conclusione fu che venne istituito uno speciale ufficio per la sorveglianza di Puškin (ufficio che sarebbe stato abolito vari anni dopo la morte del poeta).
[Jurij Michajlovič Lotman, Puškin, traduzione di Francesca Fici Giusti, Padova, Liviana 1990, p. 130]
Puškin era un «artista in piena forza» e la curiosità continua, vuota, lo stancava, le «chiassose chiacchiere» lo incattivivano. La sua posizione nella società ricordava ciò che egli aveva descritto a Del’vig in una lettera da Malinniki: «I vicini vengono a guardarmi come se fossi il cane [ammaestrato] Munito». Più avanti aveva raccontato la trovata di Poltorackij, il padre di Anna Kern, che aveva convinto i bambini a farsi invitare perché «là ci sarebbe stato Puškin, costui è tutto di zucchero e il suo deretano pare una mela, che verrà tagliata a spicchi e distribuita a tutti. I bambini sono corsi tutti a leccarmi, ma quando si sono accorti che non ero di zucchero ci sono rimasti male».
[Jurij Michajlovič Lotman, Puškin, traduzione di Francesca Fici Giusti, Padova, Liviana 1990, p. 143]
A Puškin le donne piacevano un po’ tutte.
[Jurij Lotman, Puškin. Vita di Aleksandr Sergeevič Pusškin, a cura di Francesca Fici Giusti, Padova, Liviana 1990, p. 147]