21 settembre – Luzzara

giovedì 21 Settembre 2017

Giovedì 21 settembre,
a Luzzara,
al centro culturale Zavattini,
Viale Filippini 35
alle ore 20.15
FORLIMPOPOLI
(discorso sulla lingua del 900)

8 dicembre – Casalgrande

giovedì 8 Dicembre 2016

Giovedì 8 dicembre,
a Casalgrande,
alla biblioteca Sognalibro,
in piazza Raffili, 3,
alle 18 e 30,
Forlimpopoli
(discorso sulla lingua del 900)

Una scheda

mercoledì 26 Ottobre 2016

L’8 dicembre, alla biblioteca di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, alle 18 e 30, faccio un discorso che si chiama Forlimpopoli (sottotitolo Le parole del 900) e mi hanno chiesto adesso una scheda e a me è venuto da scrivere che L’8 dicembre, alla biblioteca di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, alle 18 e 30, faccio un discorso che si chiama Forlimpopoli (sottotitolo Le parole del 900) e mi hanno chiesto adesso una scheda e a me è venuto da scrivere che Forlimpopoli (le parole del 900) è un discorso che parla di un periodo in cui, nelle case emiliane, si veniva svegliati, la domenica, dalle lucidatrici, in cui c’erano i bicchieri infrangibili, i telefoni a gettone, in cui i maschi andavano al bar, e costituivano la famosa clientela dei bar, in cui i barbieri si chiamavan barbieri, e le pettinatrici pettinatrici, in cui la domenica se suonava qualcuno al campanello di casa era probabile che fosse uno che ti veniva a vendere l’Unità a domicilio, e tu la compravi non perché ti interessasse l’Unità, ma perché ti sembrava bello quel gesto lì, di andare in giro a vendere un giornale senza guadagnarci niente, in cui la scuola dell’obbligo finiva alle medie, e alle superiori tutti si erano sentiti dire la celebre frase «Questa non è più la scuola dell’obbligo», in cui il lavoro in genere veniva pagato, abitudine strana, in cui la gente era talmente disperata che qualcuno si metteva a collezionare delle bottiglie mignon di liquori, e ne aveva tantissime, in cui le partite di calcio cominciavano tutte lo stesso giorno alla stessa ora, in cui fuori dalla stadio vendevano i ceci caldi, d’inverno, dentro dei cartocci di carta unta e gialla a pallini neri, e uno spruzzo di sale sopra, in cui una cubista era una pittrice con delle nostalgie dei primi del secolo, in cui i pediatri consigliavano il latte in polvere perché era il progresso, in cui quando era comparso il fax era sembrata la fine di tutti i problemi, come se non si dovesse neanche più lavorare, in cui gli uomini politici erano tutti avvolti in una specie di cappa grigia, e parlavano quasi tutti una lingua incomprensibile, e sembrava che dovesse andar bene così, in cui c’erano i mangiadischi che andavano a pile,e, per la maggior parte, chissà come mai, erano di colore arancione, in cui il lucido da scarpe sembrava una cosa della quale non si sarebbe potuto assolutamente mai fare a meno e in cui mio nonno, mia nonna, mio babbo, i miei morti, erano vivi.

Amor

martedì 6 Settembre 2016

Non si diceva, in dialetto parmigiano, «Ti amo», si diceva «At voj ben», ti voglio bene, che «A mor», in dialetto parmigiano, non si significa «Amor», significa «Io muoio».

[Da Forlimpopoli, che facciamo, con Mirco Ghirardini, giovedì sera a Mantova]

Forlimpopoli al posto dei Nuovi Bogoncelli

martedì 6 Settembre 2016

Giovedì 8 settembre, al Fetivaletteratura di Mantova, non possiamo fare i Nuovi Bogoncelli perché uno dei Nuovi Bogoncelli non sta bene (niente di grave); ce ne scusiamo con tutti quelli che volevano vedere i Nuovi Bogoncelli (a noi sarebbe piaciuto molto non suonare a Mantova) e, grazie alla disponibilità e alla gentilezza dell’organizzazione, lo sostituiamo con Forlimpopoli, che è un discorso (musicato) che dura poco più di un’ora e che prova a rispondere alle domande «Come parliamo? Perché parliamo così? Come sono i libri che leggiamo? Perché leggiamo quei libri lì?».
È una cosa un po’ noiosa scritta e letta da Paolo Nori, che sono io, e sono nato a Parma, abito a Casalecchio di Reno e scrivo dei libri, e musicata e suonata da Mirco Ghirardini, che è un musicista di Barco, in provincia di Reggio Emilia, che insegna al conservatorio di Ravenna e collabora sia con orchestre tradizionali (l’orchestra del teatro La scala di Milano, l’orchestra Filarmonica della Fondazione Arturo Toscanini) che con ensemble di musica contemporanea (Sentieri selvaggi, Icarus ensemble) che con orchestre di liscio (concerto a fiato L’usignolo).