Bottiglioni

martedì 13 Aprile 2010

fondazione

e io tutta questa roba che tengo da conto, anch’io, in fondo, secondo me, è per durare un po’ di più, perché questa roba dura, metti le scatole delle scarpe, io ne ho, e beh le tengo da conto tutte, che tengono posto, ma tengono anche botta, quello è cartone, quello hai voglia a marcire, se non c’è l’umidità, me io le tengo di sopra, che c’è un asciutto, e poi le bottiglie, le bottiglie vuote, che prima facevano i fiaschi, no? il vino era nei fiaschi, e io anche dei fiaschi, di sotto in cantina, ma ne ho, che poi io ho fatto più di un piano, come le sedie di plastica che vanno dentro una nell’altra, e i fiaschi io facevo una distesa, con il culo a terra, poi ne mettevo giù altrettanti col culo in su, e così avanti che ce ne sono stati, poi non li hanno fatti più, hanno cominciato a fare le bottiglie, anche i bottiglioni, ma a me mi piacciono le bottiglie, mi piace il vino nelle bottiglie, i bottiglioni è quella roba tipo famiglia, che io la famiglia, bevetelo voi il vino da famiglia, io lo bevo nelle bottiglie, poco e buono, sangiovese, albana, bianchello, pagadebit, cagnina, anche la cagnina, che qui da noi è fatica trovarla, ma è buona, quando è buona, e io anche tutte queste bottiglie le tengo da conto, che di sotto, nel magazzino di là, e beh sono che non le conto più, e quando vado di sotto, che accendo la luce, è come un mare, perché sono di colori diversi, più chiare, più scure, ce ne sono che danno sul verde, ce ne sono che danno sul rosso, e lì delle volte, dico, qui ci vorrebbe come una barca, e vai per il mare, e senti una romanza, una barcarola, no, sono momenti che uno,
perché la gente mi dice sempre: anche tu, da solo, c’è questo discorso della solitudine, che te lo ripetono, te lo ripetono,

[Raffaello Baldini, La fondazione, trad. di Giuseppe Bellosi, Torinio, Einaudi 2008, pp. 16-17]