domenica 1 Novembre 2015
La qualità di un festival di letteratura, per come li capisco io, che ho esperienza principalmente del Cabudanne de sos poetas di Seneghe e del Festivaletteratura di Mantova, dipende dalla qualità dei suoi silenzi, cioè dalla potenza e dalla durata dei momenti che gli spettatori si trasformano da spettatori individuali in un gruppo di persone che respirano insieme, una specie di bestia che trattiene il fiato, come avviene in un modo che mi sembra esemplare (se c’è un modo, è esemplare) verso la fine di quel discorso qua: clic; la qualità di Lucca Comics & Games, invece, dipendo da un’altra cosa che non l’ho mica capito, cos’è. Ecco. Volevo dir quello.
sabato 12 Settembre 2015
Sabato 12 settembre,
a Mantova,
a Palazzo Ducale, Portico d’onore,
alle ore 14 e 30,
all cosa numero 159 del
festivaletteratura
c’è Kari Hotakainen
che lo presento io.
giovedì 10 Settembre 2015
Ieri siamo andati a vedere, con una bambina che chiameremo convenzionalmente la Battaglia, una conferenza di Carlo Ginzburg dove Ginzburg presentava il suo ultimo libro e parlava delle possibili immagini che hanno influenzato Picasso per Guernica e David per Marat e individuava, per Picasso, un quadro di un pittore francese dei primi dell’ottocento esposto a Marsiglia e, per David, un marmo policromo del quale non ho capito benissimo la provenienza e diceva, Ginzburg, «Sappiamo benissimo che sia Picasso che David erano onnivori», e la Battaglia ha detto «Che bella scoperta, tutti siamo onnivori». Dopo alla sera, dopo la lettura integrale della Morte di Ivan Il’ič che abbiamo fatto con Carlo Boccadoro al conservatorio, mentre a piedi stavamo tornando in albergo, ci ha superato una ragazza con una felpa rossa che diceva al telefono: «Ha letto tutto il libro! Ha letto tutto il libro!».
giovedì 10 Settembre 2015
Come succede sempre in questi ultimi anni, anche quest’anno sto per andare al Festivaletteratura di Mantova che c’è, quest’anno, da mercoledì 9 a domenica 13 settembre, e come succede sempre, in questo periodo, ho guardato il programma e mi son chiesto, a parte le cose che farò io, cosa andrò a vedere, e mi son detto che mi piacerebbe capire cos’è Una città di libri, la mostra dedicata a San Pietroburgo che sarà aperta per tutta la durata del festival alla tenda di piazza Sordello; mi sembra che questa mostra sia fatta apposta per me, perché fra qualche mese io dovrò fare, per il circolo dei lettori di Torino, la guida per un gruppo di visitatori coi quali saremo, nel giugno del 2016, a San Pietroburgo, e proverò a raccontare San Pietroburgo attraverso i suoi scrittori: Puškin, Gogol’, Dostoevskij, Tolstoj, l’Achmatova, Esenin, Charms, Šklovskij, Brodskij, e mi è tornata in mente quella poesia di Mandel’štam che dice «A Pietroburgo ci incontreremo ancora, / come se ci avessimo seppellito il sole», e quell’altra, sempre di Mandel’štam, «Son tornato nella mia città, che conosco fino alla lacrime, / fino alle vene, alle ghiandole gonfie di un bambino», mi son ricordato, e ho pensato a com’è bravo, Mandel’štam.
E mercoledì 9, alla sera, andrò al conservatorio a fare, insieme a Carlo Boccadoro, la lettura integrale della Morte di Ivan Il’ič, di Lev Tolstoj, che dura più di due ore e che, l’altra volta che l’abbiam fatto, un paio di anni fa, al circolo dei lettori di Torino (io frequento tre posti, in Italia, il Festivaletteratura di Mantova, il circolo dei lettori di Torino e una libreria di Bologna che si chiama Modoinfoshop), c’eran trecento persone, a sentirci, e alla fine piangevamo tutti.
E giovedì mattina, alle 10, andrò forse in piazza Erbe, al pronto soccorso corsivo, dove si parla della scrittura dal cuneiforme al digitale, che è una cosa che mi interessa perché, è un po’ di tempo che ci penso, secondo me scrivere, nel senso di tracciare dei segni, è una cosa bellissima. Continua a leggere »
mercoledì 9 Settembre 2015
Mercoledì 9 settembre,
a Mantova,
alle 21,
al conservatorio Campiani,
la cosa numero 11 dentro il festival letteatura,
c’è la lettura integrale
della morte di Ivan Il’i
di Lev Tolstoj
con Carlo Boccadoro che la suona.
venerdì 5 Settembre 2014
Venerdì 5 settembre,
a Mantova,
al Festivaletteratura,
al tempio di San Sebastiano,
alle 18 e 30
(numero 113 nel programma del Festival,
costa 5 euro)
si parla di Russia
con Vladimir Sorokin
partendo dal suo libro
La giornata di un opričnik
giovedì 4 Settembre 2014
Giovedì 4 settembre,
a Mantova,
al Festivaletteratura,
alle 15,
nel portico del cortile d’onore del palazzo ducale,
si parla di Scuola elementare di scrittura
emiliana per non frequentanti (con esercizi svolti)
e di Scrivo dunque sono di Elisabetta Bucciarelli
(è il numero 26 del festival,
costa 5 euro).
giovedì 4 Settembre 2014
Oggi a Mantova comincia il Festivaletteratura e stasera, alle 21 e 15, al conservatorio Campiani, con Carlo Boccadoro al pianoforte, proverò a fare una lettura integrale della Fondazione, di Raffaello Baldini, che è un monologo teatrale che a me sembra una meraviglia. Quando è uscito, La fondazione, nel 2008, io l’ho letto, e poi l’ho riletto, e poi l’ho riletto ancora; tre volte di seguito, non mi era mai capitata una cosa del genere, e a pensare alla Fondazione a me viene in mente la casa dove abitavo, in un quartiere di Bologna che si chiama Borgo Panigale, la porta finestra che c’era nella mia cucina e la vista dal balcone sul fiume Reno, con tutto quel verde, e lo stupore di quella lettura, di quella rilettura e di quella ririlettura che ho fatto in quella cucina che potrei forse chiamare la cucina Baldini dove adesso abita qualcuno che probabilmente di Baldini non sa e non saprà mai niente, ed è un peccato, perché Baldini è un poeta, un grande poeta, di lui, sul Corriere della sera, Pier Vincenzo Mangaldo ha scritto, nel giugno del 2000, «Raffaello Baldini è uno dei maggiori poeti d’Italia, il più grande anzi che sia apparso negli ultimi decenni»; e è un poeta, Baldini, le cui poesie hanno un pregio raro, che si capisce da una cosa che è successa a Ivano Marescotti. Continua a leggere »
mercoledì 3 Settembre 2014
Mercoledì 3 settembre,
a Mantova,
dentro il Festivaletteratura,
al conservatorio Campiani,
alle 21 e 15,
La fondazione,
di Raffaello Baldini
(nella traduzione di Giuseppe Bellosi)
per voce (Paolo Nori)
e piano (Carlo Boccadoro),
è la cosa numero 12 dentro il Festivaletteratura,
costa 8 euro.
lunedì 25 Agosto 2014
Credo che a Mantova andrò a vedere la cosa numero 82 (non riesco a scrivere la parola ev…, ev…, non ci riesco), quella dove Marco Belpoliti presenta Gian Piero Piretto che parla della Russia, perché Piretto studia la lingua, la letteratura e la cultura russa con un’attenzione non solo ai grandi autori o alle grandi figure storiche, anche alla gastronomia, agli zolfanelli, alle carte delle caramelle, dei cioccolatini, alle canzoni, ai film, ai cartelloni pubblicitari, al posto che, nelle case sovietiche, avevano le cucine, che dovevano scomparire (sembra che Lenin le odiasse, le cucine), all’atteggiamento del regime nei confronti della sessualità («La classe, nell’interesse dell’opportunità rivoluzionaria – scrive A. B. Zalkind, in un libro del 1925 intitolato Rivoluzione e gioventù, ho letto in un libro di Piretto, – ha il diritto di intromettersi nella vita sessuale dei suoi membri. La sessualità deve in tutto e per tutto essere sottomessa al concetto di classe, non interferire minimamente con quest’ultimo e servirlo in tutto e per tutto».
Andrò poi a vedere la cosa numero 96, con Vivan Lamarque, perché mi interessa molto quello che la Lamarque fa con le parole, che riesce a fare delle cose memorabili con delle parole semplicissime, come mi sembra succeda in questa poesia (cito a memoria): «Siamo poeti, / vogliateci bene, / da vivi di più, / da morti di meno, / che tanto non lo sapremo».
Andrò poi a vedere la cosa numero 161, quella in cui Carlo Zucchini parla di Giogio Morandi, perché Giorgio Morandi a me interessa moltissimo, tutte quelle bottiglie, sempre quelle bottiglie, solo quelle bottiglie; mi ricordo quando ho trovato nello studio di un pittore russo che mi piace molto, Vladimir Šinkarëv, un catalogo di Morandi, era come trovare un pezzo di casa a San Pietroburgo, e mi è sembrato che quelle bottiglie sempre così bottiglie e sempre solo bottiglie fossero diventate, d’un tratto, le mie bottiglie, lì a San Pietroburgo.
Infine, andrò a vedere la cosa numero 193, con Bruno Tognolini, perché Bruno Tognolini è capace di scrivere delle cose che tolgon la pelle di dosso, come la Filastrocca per la morte del nonno, che fa così: «Caro nonno, son passati tanti giorni / Ho aspettato e ho capito che non torni / Ti hanno messo come un seme in un bell’orto / Ho guardato e ho capito che sei morto / Vorrei farti ritornare, ma non posso / Nel mio cuore il dolore ha fatto un fosso / In quel fosso come un seme ti ho sepolto / E per innaffiarti bene ho pianto molto / È venuta primavera e sei fiorito / Quando il pianto dei miei occhi era finito / Ora è maggio e oramai non piango più / Nel giardino son fioriti i gigli blu / E io ancora non ti vedo, però ora so perché / Non ti vedo perché sei dentro di me».
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