Il grande Magazzi
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[dal Festival sonoro della letteratura 2015]
L’intervento di Andrea Moro al Festival sonoro della letteratura Questa è l’acqua: Clic
Sabato 19 luglio,
a Reggio Emilia,
al Tecnopolo,
in piazzale Europa,
alle 19,
dentro Questa è l’acqua
(festival sonoro della letteratura)
ultimo concerto dei Nuovi Bogoncelli
(i Nuovi Bogoncelli leggono Daniil Charms)
Venerdì 18 luglio,
a Reggio Emilia,
in viale Ramazzini, 72,
alle 22,
dentro Questa è l’acqua
(festival sonoro della letteratura)
Matteo B. Bianchi legge (tutto) Mi ricordo,
di Matteo B. Bianchi, e poi i presenti
scrivono i loro Mi ricordo,
e poi si leggono i Mi ricordo
dei presenti.
Venerdì 18 luglio,
a Reggio Emilia,
al Tecnopolo,
in viale Ramazzini, 72,
alle 19,
dentro Questa è l’acqua
(festival sonoro della letteratura)
Giuseppe Bellosi legge (tutta)
La fondazione di Raffaello Baldini
Giovedì 17 luglio,
a Reggio Emilia,
in viale Ramazzini, 72,
alle 22,
dentro Questa è l’acqua
(festival sonoro della letteratura)
Carlo Lucarelli legge Carlo Lucarelli
con la colonna sonora
delle mondine di Novi
Giovedì 17 luglio,
a Reggio Emilia,
in viale Ramazzini, 72,
alle 19,
dentro Questa è l’acqua
(festival sonoro della letteratura)
Daniele Benati legge Samuel Beckett
tradotto in dialetto reggiano
Oggi comincia Questa è l’acqua, il festival sonoro della letteratura che ci sarà a Reggio Emilia da oggi a sabato prossimo, e io non so cosa succederà, ma credo che quello che succederà dipenderà dalla qualità dei silenzi.
Che è una cosa che mi è venuta in mente una volta che son stato a Roma a sentire tre ministri che presentavano il decreto sicurezza, e c’erano una cinquantina di giornalisti e di operatori televisivi, tra cui anche io, che li ascoltavamo, e dopo dieci secondi che questi cominciavano il loro discorso, non li ascoltava più nessuno, e faceva impressione, che delle persone che avrebbero dovuto essere potenti, usassero delle parole così deboli, così poco interessanti, così gergali, così insensate, così involontariamente comiche, in un certo senso.
Mi ricordo un operatore televisivo, che aveva i capelli lunghi, due o tre orecchini, una maglietta di Vasco Rossi e un tatuaggio con Romolo e Remo che prendono il latte dalla lupa, che quando uno dei tre ministri ha finito uno di questi discorsi, il più lungo, dei tre, quell’operatore televisivo ha detto, piano: «Ooh, là»; e noi, che eravam lì, abbiam riso tutti, ma piano, tra i denti, che i ministri, poveretti, non se ne avessero a male.
E io, mi ricordo, mi era venuto da paragonare questi discorsi che avevo sentito e la mancanza di attenzione che li aveva circondati con l’attenzione, la cura, la capacità di costruire dei silenzi profondi, attenti, che avevo sentito intorno ai discorsi belli che mi era capitato di sentire fare da degli scrittori. Perché a sentire leggere delle cose belle, quando son lette da della gente brava, intorno si crea un’attenzione che sembra che cambi lo spazio, sembra che cambi la natura fisica del posto in cui ci si trova, allora io, se devo dire cosa mi aspetto da questo festival sonoro della letteratura, mi aspetto dei bei silenzi, mi vien da pensare.
– La letteratura – e in particolare il processo di lettura – per molti è un momento di intimità tra scrittore e lettore: perché sente l’esigenza di sostituire il lettore con un ascoltatore e trasformarlo così in “pubblico”?
Alla fine degli anni novanta un mio amico mi parlava benissimo di Antonio Delfini, uno scrittore di Modena che non conoscevo, e avevo cercato un suo libro e avevo trovato Il ricordo della Basca e avevo provato a leggerlo e non mi era piaciuto; mi sembrava, non so come dire, lamentoso, il contrario di quello di cui mi sembrava di aver bisogno allora. Qualche mese dopo avevo sentito Gianni Celati che leggeva ad alta voce l’introduzione del Ricordo della Basca, proprio il pezzo che avevo provato a leggere io, e l’avevo trovato bellissimo, con una musica che io non ero stato capace di riprodurre nella mia testa e un incanto ipotetico che era tutt’altro che lamentoso. E ero tornato a casa e avevo preso Il ricordo della Basca e l’avevo riletto tutto con quella voce lì che mi aveva fatto scoprire Celati. E mi viene da dire che, per me, l’esperienza dell’ascolto di un testo letterario non sostituisce l’esperienza della lettura, l’arricchisce. Io non credo che chi verrà al festival poi tornerà a casa pensando “Ve’, oggi ho sentito leggere ad alta voce, non devo leggere niente”, credo, che, forse, succederà il contrario.
– Dal dialetto di Benati e Baldini alle storie visuali di Gipi, passando per la “polifonia della parola” dei Nuovi Bogoncelli e il duetto tra Lucarelli e le mondine di Novi: qual è la “sostanza” comune di queste voci?
Daniil Charms, che è l’autore che verrà letto dai Nuovi Bogoncelli, diceva che lui voleva che quando scriveva un verso, quel verso fosse così duro che a buttarlo contro la finestra si rompesse la finestra. Ecco io, non so cosa succederà, dal 16 al 19 luglio, a Reggio Emilia, ma credo che sia possibile che si rompa qualche finestra.
– Perché ha deciso di dare al festival il nome del discorso di David Foster Wallace?
Il discorso intitolato Questa è l’acqua è un esempio meraviglioso di letteratura ad alta voce, è un discorso comico e commovente che mette in scena delle situazioni, come una fila al supermercato, che tutti abbiamo incontrato e incontriamo nella nostra vita; Wallace, da quel materiale lì, tira fuori una cosa che poi, quando trovo una fila al supermercato, a me vien sempre in mente quel discorso di Wallace.
– “Imparare a pensare – scriveva Wallace nel suo discorso – di fatto significa esercitare un controllo su come e cosa pensare. Significa avere quel minimo di consapevolezza che permette di scegliere a cosa prestare attenzione e di scegliere come attribuire un significato all’esperienza”. In un mondo in cui siamo bombardati di informazioni, stimoli, disturbi, storie e prodotti culturali, perché “scegliere” la narrazione e il rapporto/incontro diretto con gli autori o i lettori?
Ogni tanto mi capita che mi sottomettano degli appelli a favore della letteratura, io non li firmo quasi mai, perché mi sembra che la letteratura sia talmente potente, mi sembra che abbia una forza paragonabile alla forza di gravità e mi chiedo chi sono io, per fare un appello a favore della forza di gravità. Allo stesso modo mi sembra che se verrà qualcuno, a Reggio Emilia, al festival sonoro della letteratura, quelli che verranno non hanno bisogno che io gli dica i motivi per cui devon venire, li sanno benissimo da soli.
– Il Festival nasce come supporto per la realizzazione di un Archivio sonoro della letteratura, che lei e Cavazzoni vorreste/avreste voluto realizzare. Il progetto esiste ancora?
Sì.
[Questa intervista a Daniele Valisena dovrebbe essere uscita oggi sulla Gazzetta di Reggio]
Qualche anno fa una ragazza che si stava laureando su un autore tedesco contemporaneo, tornata dalla Germania, dove era stata per scriver la tesi, mi ha detto che per metà del tempo aveva lavorato con gli occhi e per metà del tempo con le orecchie, perché nelle biblioteche tedesche, oltre a consultare dei libri, aveva ascoltato molti file sonori, dal momento che lì, in Germana, a stare a quel che diceva quella ragazza, li conservavano e li classificavano con la stessa cura e la stessa attenzione con la quale, in Italia, si conservano e si classificano i libri. Allora qualche anno fa, con Ermanno Cavazzoni, abbiamo pensato che sarebbe stato bello fare, in Italia, un archivio sonoro della letteratura, un posto dove convogliare, conservare, classificare e rendere disponibili per gli studiosi e gli appassionati la maggior parte delle registrazioni sonore che, quotidianamente, sono prodotte dai protagonisti, dagli studiosi e dagli appassionati della letteratura italiana contemporanea (e pensavamo sia alle letture, che ai dibattiti, che alle conversazioni con i lettori, che alle interviste). Pensavamo che parallelamente all’archivio sarebbe stato bello fare un festival sonoro della letteratura, e oggi, qualche anno dopo, visto che non siamo riusciti a convincere nessuno, a fare l’archivio sonoro, con il consenso di Cavazzoni e insieme all’Arci di Reggio Emilia abbiamo pensato che sarebbe stato bello provare a organizzare almeno il festival, che ci sembra possa riuscire una cosa singolare e forse anche utile, oltre che dilettevole, ammesso che, come ci auguriamo, possa servire per riavvicinare a una pratica, quella della lettura ad alta voce, che ci siamo forse un po’ dimenticati ma che ci sembra molto legata alla natura della letteratura, ammesso che la letteratura abbia una natura. Alla provincia di Reggio Emilia l’idea del Festival è piaciuta e sembra la facciamo, a Reggio Emilia, in Viale Ramazzini, 72 tra la sede dell’Arci stesso e la sede del centro internazionale Loris Malaguzzi (Reggio Children) tra mercoledì 16 e sabato 19 luglio, con questo programma:
Questa è l’acqua
Festival sonoro della letteratura
Reggio Emilia 16-19 luglio 2014
Mercoledì 16 luglio
Ore 21:30 Gipi legge Gipi
Giovedì 17 luglio
Ore 19:00 Daniele Benati legge Samuel Beckett tradotto in dialetto reggiano
Ore 22:00 Carlo Lucarelli legge Carlo Lucarelli con la colonna sonora delle mondine di Novi
Venerdì 18 luglio
Ore 19:00 Giuseppe Bellosi: lettura integrale della Fondazione di Raffaello Baldini
Ore 22:00 Matteo B. Bianchi: lettura integrale di Mi ricordo, di Matteo B. Bianchi; scrittura, raccolta e lettura dei Mi ricordo dei presenti.
Sabato 19 luglio
Ore 19:00 Ultimo concerto dei Nuovi Bogoncelli (i Nuovi Bogoncelli leggono Daniil Charms)
Ore 22:00 Mariangela Gualtieri legge Mariangela Gualtieri
Il titolo del Festival, Questa è l’acqua, è preso da un memorabile discorso di David Foster Wallace, il 21 maggio del 2005 al Kenyon College il cui audio si trova qui: clic, e la traduzione italiana (di Roberto Natalini), qui: clic e significa, in sintesi, che non sappiamo dove siamo e che accorgerci che non lo sappiamo può essere anche discretamente bello.