Generalizzazioni
Uno non amava le generalizzazioni, a meno che non fosse lui a farle.
[Dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione, questo matto è di Andrea Grossi]
Uno non amava le generalizzazioni, a meno che non fosse lui a farle.
[Dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione, questo matto è di Andrea Grossi]
Un bel giorno fui licenziato dalla redazione di un quotidiano giovanile della Russia centrale nel quale avevo lavorato pressapoco un anno. Ero stato assegnato a quel giornale dopo la fine degli studi universitari. Per una diabolica coincidenza di circostanze venni a scoprire che il direttore scriveva poesie. E, fin qui, niente di grave. Il fatto è che, per una forma di rispetto nei confronti degli amministratori locali, le pubblicava con uno pseudonimo. Ben presto, però, la sua si rivelò una fatica inutile dal momento che gli amministratori locai sapevano già da tempo che scriveva poesie ed erano disposti a considerare questa sua debolezza un fatto del tutto perdonabile per un direttore di un giornale per la gioventù.
L’amministratore locale lo sapeva, io però, lo ignoravo. Così, durante la prima riunione di redazione, non esitai a stroncare alcune poesie pubblicate dal nostro giornale. Sebbene le avessi criticate senza alcun sarcasmo, probabilmente non ero riuscito a nascondere una sottile sfumatura di snobismo moscovita; cosa assolutamente giustificabile, del resto, per un giovane appena uscito dall’Università della capitale. Continua a leggere »