sabato 3 Novembre 2012
Io Facebook, non so, è un po’ che ci penso, e stasera, alla fine, ho cancellato il mio profilo, che, quando l’ho cancellato, mi sono accorto che non puoi cancellarlo così, il tuo profilo, gratis, devi dare una motivazione, e la motivazione che ho dato io è stata Affari miei, che, c’è da dire, l’hanno accettata.
mercoledì 5 Novembre 2008
Credo che la domanda che più frequentemente ci si sente rivolgere su Facebook, all’inizio, quando qualcuno ti cerca per la prima volta, sia Ma sei proprio tu? Che è una domanda che uno non sa cosa rispondere, per molti motivi. Da un lato ti vien da pensare Ma come, non vedi, che sono io?
Dall’altro lì c’entra una cosa che ha a che fare con un mio amico che si chiama Giuseppe Faso che qualche mese fa ha pubblicato un libro che si intitola Lessico del razzismo democratico al quale libro mi ha chiesto di scrivere una prefazione che è questa qua:
L’anno scorso, prima di conoscere Giuseppe Faso, o subito dopo, adesso non mi ricordo, sono andato a Napoli a lavorare in teatro, a fare l’attore, una cosa stranissima, per me, recitare, non leggere, a me piace molto leggere. Avevo scritto un testo teatrale, l’avevo scritto io, dove c’era una parte, che era la mia, di uno che doveva solo leggere, era un conferenziere. Mi sembrava una soluzione, non so come dire, ideale, solo che poi ho scoperto che al regista non sembrava la soluzione ideale, e che per lui la soluzione ideale era che, nei limiti delle mie capacità, recitassi, oltre che leggere. E mi ha convinto, e mi ha messo su un ruolo dove facevo tre cose, semplici, ma le facevo, e non mi vergognavo neanche tanto, dopo le prime tre o quattro repliche.
E questo ha comportato delle conseguenze, soprattutto il fatto che ho imparato delle cose, come camminare, su un palcoscenico, che non è facile, provate, se credete che sia facile, e come riconoscere i miei gesti parassiti, se si chiaman così, cioè quei gesti che uno fa senza rendersene conto, quei gesti che abitano in lui senza che lui lo voglia. Io adesso ne ho due, perlomeno. Quando ero grasso, ne avevo anche un altro, che era tirarmi giù il maglione sulla pancia, continuamente. Ma non importa.
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martedì 21 Ottobre 2008
Da poco sono capitato su Facebook, e, come tutti i posti dove non sei mai stato, ci sono degli usi, dei modi di fare, che per me sono esotici.
Non so, per esempio succede che uno, che mettiamo si chiama Luciano Bonini, si fidanza con Amalia Righetti; sulla sua pagina compare una scritta: Oggi Luciano Bonini si è fidanzato con Amalia Righetti, e tutti i suoi amici, che sono, mettiamo, 150, sulla loro pagina vedono che oggi lui si è fidanzato con Amalia Righetti.
Poi, metti che tra due mesi si lasciano, sulla pagina di Luciano Bonini compare la scritta: Luciano Bonini e Amalia Righetti si sono lasciati; Luciano Bonini è di nuovo single. E tutti i suoi amici, sulla loro pagina, vedono che lui e Amalia Righetti si sono lasciati.
Che è una cosa che, nell’impero austroungarico, a Parma, per dire, trent’anni fa, sarebbe stato come se uno, ai suoi 150 amici, gli avesse mandato un telegramma con scritto Mi sono fidanzato con Amalia Righetti. E poi, due mesi dopo un altro telegramma con scritto Io e Amalia Righetti ci siamo lasciati. Che a Parma, trent’anni fa, tutti gli amici di Luciano avrebbero scosso la testa avrebbe detto Chi lù l’è dvintè mat (Questo qua è diventato matto), invece oggi sembra una cosa perfettamente normale.