martedì 20 Dicembre 2011
Sotto i passi già crepitan dal gelo
inargentati i viottoli ed è grigio…
(se ti aspetti, o lettor, la rima il cielo,
mettila pur, mi renderai servigio);
come un parquet ben bene lucidato,
il fiumicello brilla ormai gelato,
e fendono il suo specchio a quando a quando
con pattini i ragazzi schiamazzando
[Aleksandr Puškin, Eugenio Onegin, tr. it. Ettore Lo Gatto, cit.]
sabato 22 Novembre 2008
Chiedeva Claudia nei commenti al post Puškin se la traduzione di Lo Gatto dell’Onegin è meglio di quella di Giudici. Io ho risposto che a me piace molto di più. Poi ho pensato che quel che piace e quel che non piace a qualcuno è una cosa che, non so come dire, non è che valga molto.
Allora ho pensato di registrare in un file audio l’originale della prima strofa del primo capitolo, che, letta da me, quindi magari con qualche errore d’accento o di intonazione, è questa: onegin
E poi ho pensato che avrei messo qua sotto le versioni di Lo Gatto, di Giudici (grazie Claudia), e, intanto che c’ero, anche la versione in prosa di Bazzarelli:
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venerdì 21 Novembre 2008
È appena uscita, per quodlibet compagnia extra, una ristampa della traduzione di Ettore Lo Gatto dell’Eugenio Oneghin di Puškin.
Metto qua sotto una specie di recensione, che è in realtà un montaggio di giudizi sul poema (che poi è un romanzo in versi) e su Puškin stesso, recensione montaggio che uscirà sul prossimo numero della rivista esamizdat (è un po’ lunga).
L’uscita dalla scuola
Il capitolo settimo dell’Eugenio Onegin è la completa caduta del talento di Puškin (Faddej Bulgarin)
L’Eugenio Onegin è un romanzo sul nulla (Abram Terc)
L’Eugenio Onegin è un’opera difficile (Jurij Lotman)
La grande impresa di Puškin sta nel fatto che egli, per primo, nel proprio romanzo, ha riprodotto la società russa di quel tempo, e, nei personaggi di Onegin e Lenskij, ne ha mostrato il lato principale, vale a dire quello maschile (Vissarion Belinskij)
Tat’jana è più profonda di Onegin, e, sicuramente, più intelligente di lui. Forse Puškin avrebbe fatto meglio, perfino, a chiamare il suo poema Tat’jana, e non Onegin, dal momento che è lei, senza alcun dubbio, la protagonista del poema (Fëdor Dostoevskij)
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