mercoledì 17 Dicembre 2008
Che poi, quest’estate, ero a Cagliari, e ero entrato in una cartoleria e aveva detto Vorrei un quaderno, e la cartolaia mi aveva indicato una scaffale a vista e mi aveva detto Ecco, e poi aveva fatto un gesto con la mano verso il basso e aveva detto Quadernini, e poi aveva spostato la mano verso l’alto e aveva detto Quadernoni.
E io avevo detto Grazie.
E poi mi ero messo a guardare e avevo visto che effettivamente, in quello scaffale, c’erano quadernini e quadernoni. E io volevo un quaderno.
E poi ero uscito e ero entrato in un bar che c’era di fianco e avevo preso un succo di frutta e poi, sopra la macchina del caffè di quel bar cagliaritano, avevo visto la pubblicità del succo di frutta che avevo comprato e c’era una ragazza coperta da una foglia di fico e sotto uno slogan che diceva così: Pago, ogni volta che ti vuoi sentire in paradiso. E io volevo un succo di frutta.
mercoledì 17 Dicembre 2008
Dicon che piove, sì, adesso piove, ma quest’estate, a ricordarsi, c’è stato un periodo, ma lungo, che c’è stato caldo, ma niente umido.
Tranne che sugli autobus. Era come se tutto l’umido si fosse concentrato sugli autobus.
giovedì 23 Ottobre 2008
Quest’estate sono andato a Bologna, in in un giardino sui viali, a vedere la presentazione del libro di un mio amico, con il quale ci eravam ripromessi, prima della presentazione, di bere un caffè.
Sono arrivato appena in orario, non c’era ancora nessuno. Solo il mio amico e un gruppo di anziani che però erano lì a parlare e a bere, ce n’era uno che aveva la sua bottiglia di vino appoggiata per terra, a portata di mano; le altre, delle donne, bevevan dell’acqua.
Non c’era neanche l’organizzatore, solo questo gruppo di anziani, il mio amico, e un barista, dietro il suo bancone, magro magro e molto ordinato, con la sua maglietta Heineken verde e il suo grembiule nero da barista.
Non aveva la macchina del caffè.
Avevamo chiesto due coche, contengono caffeina, ne aveva solo una.
Allora ci eravamo incamminati lungo i viali, a cercare un bar aperto, non c’era neanche un bar aperto, era domenica sera. Eravamo tornati indietro, c’erano tre persone, e era arrivato l’organizzatore, che aveva piazzato un tavolo con sopra un telo nero e una ventina di libri. Dov’è il microfono? gli aveva chiesto il mio amico. Non c’è, gli aveva detto l’organizzatore. Non può parlare a braccio? gli aveva chiesto.
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