Una cosa molto divertente

martedì 15 Febbraio 2011

Un giorno mi è capitata una cosa molto divertente. Una signora andò a prendere la pensione alla Posta e io stavo con mia nonna che anche lei doveva prendere la pensione. Questa signora era un po’ anziana e non poteva camminare molto bene. All’uscita della Posta la signora se ne andò e dalla tasca cadde cinquantamilalire. Io pian piano presi la cinquantamilalire e gliela volevo dare, mentre mi abbassai un ragazzo mi buttò a terra e si prese la cinquantamilalire. Io gridai ma nessuno mi ascoltava perché pensavano che era una scena. Ma io più furbamente mi alzai e corsi dietro a quel ragazzo. Arrivati a metà strada c’era una macchina di polizia e gli dissi che quel ragazzo aveva rubato i miei soldi. Il poliziotto corse velocemente e arrestò quel ragazzo, ma purtroppo non era lui e il poliziotto ridendo disse: “devi andare dall’oculista perché forse hai qualche grado in più”.

Annarita Solimeno

[Racconti impensati di ragazzini, a cura di Enrico De Vivo, Milano, Feltrinelli 1999, p. 71]

A destra

sabato 25 Luglio 2009

images-8

A scuola avevo parlato con i ragazzini, come al solito, ma quello che ne ricavai era forse qualcosa che già sapevo. “Io non lo so dove abito”, mi disse una ragazzina. Non sapeva qual era il suo paese: se Gragnano, Sant’Antonio Abate, Santa Maria la Carità o Castellamare di Stabia, perché il quartiere in cui abita, Parco Imperiale, fa parte di Gragnano solo amministrativamente, ma poi, anche a causa della sua posizione sopraelevata e isolata, è ridotto a perfetto non-luogo, non nel senso antropologico di Augé, ma proprio nel senso letterale di “non-esistente”: periferico, sganciato, ma soprattutto senza un orientamento urbanistico, con strade che girano intorno ai palazzi di cemento e non portano da nessun’altra parte, non collegano a niente di esterno, come in un labirinto senza uscita.
A conferma di un tale labirinto senza nome e senza storia, conservo con affetto il racconto per iscritto fatto da un ragazzino, al quale avevo chiesto di descrivere il percorso che faceva per arrivare a scuola la mattina. Giovanbattista Bambace aveva scritto così: “Io per andare a scuola giro a destra fuori dal vico di casa mia poi a destra vado diritto a destra vado diritto prendo la strada per il Parco Imperiale vado diritto giro a destra vado diritto giro a sinistra poi diritto passo un vico poi giro a destra e sono arrivato”.

[Enrico De Vivo, Divagazioni stanziali, Verona, QuiEdit 2009, p. 50]