mercoledì 11 Settembre 2024


Tutto inizia, in effetti, dinnanzi a Mosca in fiamme, nel settembre del 1812. Solo che, anziché battere in ritirata e perdere il suo esercito sulla Beresina, Napoleone si dirige verso Pietroburgo. Fa prigioniero lo zar Alessandro e Bernadotte, e restaura l’antico regno di Polonia, di cui Poniatowski diventa sovrano. Questo «per far capire alle nazioni russe che al di sopra del loro zar c’era un’onnipotenza più formidabile, che fra Alessandro e Dio c’era Napoleone».
[Emmanuel Carrère, Ucronia, trad. di Federica Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco, Milano, Adelphi, p. 25]
lunedì 19 Dicembre 2022

Diceva che il centro grandi ustionati ha una sua particolare bellezza. Sembra il castello della Bella Addormentata nel bosco, con tutti quei veli bianchi, la garza, il silenzio.
[Emmanuel Carrère, L’avversario, trad. Eliana Vicari Fabris, Torino, Einaudi 2000, p. 19]
venerdì 9 Dicembre 2022

Emmanuel Carrère racconta i libri della sua vita a Questa è acqua: clic
[Fotografia di @claudiosforza_photography]
martedì 20 Settembre 2022

Quando il giudice l’ha accusato della strage di Clairvaux, si è indignato: «Non si può uccidere il padre e la madre, lo vieta il secondo comandamento».
Emmanuel Carrère
[Giovedì 22 settembre, sul mio profilo Instagram, alle 19, parlo del Festival Questa è acqua]
domenica 20 Settembre 2020

C’è qualcosa di molto seducente in questa idea che ci si possa accontentare di una superficie di cinquanta per ottanta centimetri. Ci si dice che, se si fosse in prigione, basterebbe stendere un tappetino yoga per affermare, nello spazio soffocante di una cella, una forma di libertà.
[Emmanuel Carrère, Yoga, Paris, P. O. L 2020, p. 56]
giovedì 19 Marzo 2020

In questa intervista del 2018 a Rosalba Castelletti (clic), Limonov racconta che ha smesso di leggere Limonov, il romanzo di Carrère, quando Carrère dice che, in Russia, nel 42, fucilavano chi arrivava tardi al lavoro. Che è nella prima pagina del romanzo. Ha letto 18 righe (e, forse, l’introduzione).
lunedì 10 Aprile 2017

Qualche anno fa, quando era appena uscito Limonov, il romanzo di Emmanuel Carrère che credo abbia avuto il maggiore successo, tra i suoi romanzi usciti in Italia, una scrittrice italiana, su twitter, aveva chiesto: «Conoscete qualche italiano che pratica l’autoficition?». Autofiction dovrebbe voler dire una cosa del tipo Fiction autobiografica, cioè la pratica di trarre dalla propria vita degli elementi da sviluppare in un contesto narrativo e io, all’epoca, avevo ancora un account di Twitter, avevo risposto a quella scrittrice: «Dante Alighieri».
Credo di aver letto tutti i libri di Carrère che sono stati pubblicati in Italia, a cominciare da Baffi, da Theoria nell’87, e da Bravura, da Marcos y Marcos nel ‘91, e, appena uscito, ho preso subito anche questo Propizio è avere ove recarsi credendo che, anche questo, fosse un romanzo pseudoautobiografico, come mi piace chiamarli, e invece mi sono accorto che è una raccolta di articoli e di prefazioni usciti, in Francia e in Italia, tra il 1990 e il 2014, articoli che però anche loro, messi in ordine cronologico, disegnano una specie di pseudobiografia e portano il riflesso dei lavori passati e futuri di Carrère. La prima cosa che mi ha colpito è stato il titolo, che in francese è Il est avantageux d’avoir où aller; se avessi dovuto tradurlo io, lo avrei tradotto È bene avere un posto dove andare, che mi sembra un bel titolo e abbastanza diverso dal titolo Adelphi: Propizio è avere ove recarsi. Ma come mai?, mi sono chiesto, e, per qualche ora, sono stato convinto che, all’Adelphi, avessero perso la testa. «Come si fa a tradurre “Il est avantageux d’avoir où aller” con “Propizio è avere ove recarsi”, son diventati matti?», mi sono chiesto fino a che una mia amica non mi ha fatto notare che il titolo del libro di Carrère è una delle sentenze dell’I Ching, il libro dei mutamenti cinese. Allora mi son detto che, probabilmente, il libro dei mutamenti cinese in italiano e il libro dei mutamenti cinese in francese son due libri completamente diversi.
Per quanto riguarda questo, dei libri, c’è da dire che Propizio è avere ove recarsi è un libro fatto di libri, cioè un libro dove Carrère racconta i libri che ha letto, e quelli che ha scritto, anche, a volte facendoti venir voglia di leggerli, a volte lasciandoti un po’ stupefatto come quando scrive un diario della sua rilettura di Balzac e, all’inizio, ci tiene a dire che lui, da ragazzo, non aveva neanche quindici anni, aveva letto tutto Balzac, una specie di ragazzo prodigio e, alla fine, quando, rileggendosi, si accorge di essersi contraddetto poche righe prima non dice, “Ma guarda che sciocchezze che ho scritto”, no: dà la colpa alla scrittura giornalistica («è la legge degli articoli giornalistici») e il merito a Balzac «È uno dei meriti di Balzac che di lui si possa dire tutto e il contrario di tutto» (la traduzione è di Francesco Bergamasco).
Ci sono, in Propizio è avere ove recarsi, nove articoli scritti per la rivista italiana Flair che nel 2004 aveva affidato a Carrère il ruolo di «inviato speciale nel cuore degli uomini»: nel primo di questi articoli si trova una frase di Montaigne («Che avrà mai fatto di male alla gente l’atto sessuale, tanto naturale, necessario e legittimo, perché nessuno si arrischi a parlarne senza provare vergogna…?») che a me sembra memorabile e poi alla fine c’è una nota che dice che l’ultimo pezzo, il nono, era venuto così male che aveva scoraggiato la rivista italiana dal continuare la collaborazione, e Carrère dice che forse era per quello che l’aveva scritto così male, perché non aveva più voglia di scrivere per Flair.
Insomma, in questo libro di Carrère, ha sempre ragione Carrère, anche quando ha torto, per esempio quando viene incaricato di intervistare Catherine Deneuve, incarico che lui accetta non perché gli interessi intervistare la Deneuve («non faccio più il giornalista, – scrive – e anche quando lo facevo non mi piacevano troppo le interviste») ma perché ha chiesto lei che fosse Carrère a intervistarla; allora lui, Carrère, si immagina che lei, la Deneuve, abbia letto i suoi libri, che abbia visto i suoi film, che gli chiederà di scrivere una parte per lei, per la Deneuve, e quando, durante l’intervista, lei non dice mai niente di lui, non fa un accenno ai suoi libri, di Carrère, ai suoi film, né alla possibilità che Carrère scriva qualcosa per lei, alla fine, se l’intervista non viene bene non è colpa di Carrère, è colpa di Catherine Deneuve, che Carrère ci fa anche vedere mentre fuma in un locale dove è vietato, che maleducata.
[uscito ieri sulla Verità]
mercoledì 29 Marzo 2017

A quindici anni leggevo molto, un po’ di tutto, ma solo libri tascabili o libri che trovavo nella biblioteca dei miei genitori, i quali, per quanto ricordo, non acquistavano romanzi appena usciti. Li consideravano volgari.
[Emmanuel Carrère, Propizio è avere ove recarsi (titolo originale Il est avantageux d’avoir où aller), traduzione di Francesco Bergamasco, Milano, Adelphi 2017, p. 285]
sabato 25 Marzo 2017

Montaigne chiedeva: «Che avrà mai fatto di male alla gente l’atto sessuale, tanto naturale, necessario e legittimo, perché nessuno si arrischi a parlarne senza provare vergogna…?»
[Emmanuel Carrère, Propizio è avere ove recarsi (titolo originale Il est avantageux d’avoir où aller), traduzione di Francesco Bergamasco, Milano, Adelphi 2017, p. 153]
venerdì 17 Marzo 2017

Ma da quando ho raggiunto l’età adulta, nessun’epoca della storia universale mi appassiona tanto, e con tale costanza, come i settantadue anni dell’esperienza sovietica.
[Emmanuel Carrère, Propizio è avere ove recarsi (titolo originale Il est avantageux d’avoir où aller), traduzione di Francesco Bergamasco, Milano, Adelphi 2017, p. 273]