domenica 25 Aprile 2021

I partigiani
Non è per via della gloria, che siamo andati in montagna, a far la guerra. Di guerra eravam stanchi, di patria anche. Avevamo bisogno di dire: lasciateci le mani libere, i piedi, gli occhi, le orecchie; lasciateci dormire nel fienile, con una ragazza. Per questo abbiam sparato, ci siamo fatti impiccare, siamo andati al macello col cuore che piangeva, con le labbra tremanti. Ma anche così sapevamo che di fronte a un boia di fascista noi eravam persone, e loro marionette. E adesso che siam morti non rompeteci i coglioni con le cerimonie, pensate piuttosto ai vivi, che non debbano perdere anche loro la giovinezza.
[Nino Pedretti, Al vòusi e atre poesie in dialetto romagnolo, Torino, Einaudi 2007, pp. 17-18, la poesia si intitola I partigièn]

lunedì 14 Dicembre 2020

Sono uno zolfanello, ardo di botto,
in un prestissimo consumo il mio dappoco.
Che brillìo, che impostura, che giuoco,
ma quanta fatica, mio Signore, c’è sotto.
[Angelo Maria Ripellino, Notizie dal diluvio Sinfonietta Lo splendido violino verde, Torino, Einaudi 2007, p. 224]
lunedì 26 Ottobre 2020

Non attribuiamo i guai di Roma agli eccessi di popolazione. Quando i romani erano solo due, uno uccise l’altro.
Giulio Andreotti
[Epigrafe a Nicola Lagioia, La città dei vivi, Torino, Einaudi 2020]
giovedì 10 Settembre 2020

Ma se decido di decidere che la mia vita ha un senso diverso, meno egoista, meno solitario, il motivo per questa decisione non sarà il mio desiderio di essere meno solo, e cioè di soffrire meno, nel complesso? Può la decisione di essere meno egoista essere mai altro che una decisione egoista?
[David Foster Wallace, Il Dostoevskij di Joseph Frank, in Considera l’aragosta, traduzione di Adelaide Cioni e Matteo Colombo, Torino, Einaudi 2014, p. 292]
venerdì 1 Maggio 2020

Le strade sono
tutte di Mazzini, di Garibaldi,
son dei papi,
di quelli che scrivono,
che dan dei comandi, che fan la guerra.
E mai che ti capiti di vedere
via di uno che faceva i berretti
via di uno che stava sotto un ciliegio
via di uno che non ha fatto niente
perché andava a spasso
sopra una cavalla.
E pensare che il mondo
è fatto di gente come me
che mangia il radicchio
alla finestra
contenta di stare, d’estate,
a piedi nudi.
[Nino Pedretti, Al vòusi, Torino, Einaudi 2017, p. 19]
mercoledì 15 Aprile 2020

E stamattina mi è venuto in mente un libro; l’ho preso, l’ho aperto, finiva così: «In ogni stato, uno scetticismo diffuso e corrente sulle norme imposte dal potere è la condizione della libertà».
[Harold J. Laski cit. in Stanley Milgram, Obbedienza all’autorità, tr. Roberto Ballabeni, Torino, Einaudi 2003, p. 178]
venerdì 6 Marzo 2020

TUTTO COME IN ITALIA. Leggete la corrispondenza dei lavoratori italiani che prestano servizio in Germania. In generale, questi vostri camerati vi diranno che, qualunque sia la loro zona d’impiego, conservano perfetta l’impressione di essere ancora in Italia. QUESTI SONO I FATTI, A VOI LA DECISIONE.
[Il Resto del Carlino del primo dicembre 1944, citato in Carlo Lucarelli, L’inverno più nero, Torino, Einaudi 2020, p. 7]
mercoledì 1 Gennaio 2020

Non ditemi che il mondo è brutto,
malato, ridotto in merda,
il mondo ha bisogno di esser bello,
anche se ti urla il cuore,
anche se ti strappano le dita.
[Nino Pedretti, Al vòuşi e altre poesie in dialetto romagnolo, Torino, Einaudi 2007, p. 113]
sabato 28 Dicembre 2019

È finita. Il giornale è stampato,
la rotativa s’affretta,
me ne vado col bavero alzato,
dietro il fumo della sigaretta.
[Ernesto Ragazzoni, Buchi nella sabbia e pagine invisibili, Torino, Einaudi 2000, p. 155]

sabato 16 Novembre 2019

Invece non tutto va bene! Lo sapete voi e lo so io. Stalin non è più lo standard di riferimento. Perché qui oggi c’è un dittatore duro e brutale come lui, ma al contempo molto più accettabile, più popolare di quanto sia mai stato Stalin. Questo dittatore si chiama mercato.
In Russia negli ultimi anni abbiamo visto la sostituzione di uno stato stagnante, violento e repressivo ma sostanzialmente efficiente con la dittatura del mercato. La gente è morta di stenti, depressione, alcolismo e violenza, e non solo lo ha fatto in silenzio, lo ha fatto addirittura di buongrado. Hanno lodato chi li aveva sottomessi. Sappiamo tutti che negli anni Trenta i bolscevichi confessavano crimini che non avevano commesso. È andata un po’ allo stesso modo. Con la differenza che ai vecchi bolscevichi le confessioni venivano strappate con la tortura. I russi della generazione dei nostri genitori lo hanno fatto di loro spontanea volontà.
[Keith Gessen, Un paese terribile, traduzione di Katia Bagnoli, Torino, Einaudi 2019, p, 166]
