13 gennaio – Bologna
Venerdì 13 gennaio,
a Bologna,
alle 18,
in Salaborsa,
con Diletta Bacci
parliamo di
Picnic sul ciglio
della strada,
di Arkadij e Boris Strugackij
Venerdì 13 gennaio,
a Bologna,
alle 18,
in Salaborsa,
con Diletta Bacci
parliamo di
Picnic sul ciglio
della strada,
di Arkadij e Boris Strugackij
Giovedì 22 dicembre,
a Milano,
alle 18 e 30,
al Teatro parenti,
con Diletta Bacci
presentiamo
Picnic sul ciglio
della strada,
di Arkadij e Boris Strugackij
[c’è un biglietto di cortesia
di 5 euro]
e, oltretutto, non conteneva NESSUN attacco alla regime vigente, ma, al contrario, era come nell’alveo dell’ideologia dominante, antiborghese… Allora perché , allora, per quali ragioni, mistiche?, infernali?, è stato condannato a rimanere in casa editrice per OTTO e passa anni?!
Boris Strugackij, dalla postfazione
[22 dicembre a Milano, 13 gennaio a Bologna, con Diletta Bacci parliamo di Picnic sul ciglio della strada]
«Questi cambiamenti sono dettati prima di tutto dal fatto che il Vostro libro è destinato a un pubblico di giovani e di adolescenti, per i membri dell’Unione della Gioventù Comunista (Komsomol), che vedono nella letteratura sovietica un manuale di morale, una guida per la vita».
[Il 16 dicembre, a Milano, al teatro Parenti, alle 19, con Diletta Bacci presentiamo Picnic sul ciglio della strada, dei fratelli Strugackij (c’è un biglietto di cortesia di 5 euro, l’immagine viene da qui: clic)]
Devi fare il bene dal male, perché si può fare solo da quello.
Robert Penn Warren
[In libreria da oggi l’edizione integrale, non censurata, di Picnic sul ciglio della strada, dei fratelli Strugackij (dal quale Tarkovskij ha tratto Stalker) tradotto da Diletta Bacci e da me]
Devi fare il bene dal male, perché si può fare solo da quello.
Robert Penn Warren
[Forse quest’anno, con Diletta Bacci, traduco anche Picnic sul ciglio della strada, dei fratelli Strugackij, il romanzo dal quale Tarkovskij ha tratto Stalker]
A Egor il direttore non piaceva: contento, corpulento… Ma soprattutto non gli andava a genio che fosse contento. Egor non sopportava le persone contente.
[Vasilij Šukšin, Viburno rosso, traduzione di Sara Aimone, Marta Arnesano, Diletta Bacci, Lucia Cervellino e Carlotta Pezzoni, Milano, Marcos y Marcos 2021, p. 95 (esce il 17 novembre)]
Nell’autunno del 1972, in un ospedale moscovita, Lidija Nikolaevna Fedoseeva, moglie dello scrittore, regista e attore Vasilij Makarovič Šukšin, ricoverato in quell’ospedale, lo trova con gli occhi lucidi.
«Cos’è successo?» gli chiede.
Šukšin le allunga un manoscritto. «Ho scritto questa roba… Solo, non leggerla adesso. Dopo. A casa».
«Sono andata a casa», racconta Lidija Nikolaevna «ho letto, e sono scoppiata a piangere».
[Sta per uscire, per Marcos y Marcos, la nuova edizione di Viburno rosso, tradotto da Sara Aimone, Marta Arnesano, Diletta Bacci, Lucia Cervellino e Carlotta Pezzoni]