venerdì 8 Marzo 2013
Ai traduttori si dovrebbero pagare gli stessi diritti degli autori. Io l’ho detto a parecchi dei miei editori stranieri, offrendomi di prendere meno per me, in modo che il traduttore potesse avere di più. È stato come se avessi detto loro che il mondo è piatto ed ero in grado di provarlo.
[Kurt Vonnegut, Destini peggiori della morte. Un collage autobiografico, traduzione di Graziella Civiletti, Milano, Bombiani 2003, p. 203]
mercoledì 27 Febbraio 2013
Se una fanciulla se ne sta seduta a terra nella radura di una foresta dove vive un unicorno, si dice che l’unicorno andrà da lei e poggerà la testa nel suo grembo. Quello lì è il modo migliore per prendere un unicorno. Questo procedimento deve essere stato scoperto da una ragazza che sedeva in una radura senza alcuna intenzione di prendere un unicorno. L’unicorno con la testa nel suo grembo deve essere stato un vero imbarazzo.
(E poi?)
Nella casa della mia infanzia e giovinezza, mia sorella Alice, morta ormai da molti anni (e cavolo se mi manca) era la fanciulla e nostro padre l’apparizione dell’inafferrabile, incantato unicorno. Io e il mio altro consanguineo, mio fratello maggiore Bernard, quello che è andato al MIT, non riuscivamo mai ad acchiapparlo. Ai suoi occhi non eravamo altrettanto interessanti. Per quanto riguarda noi due, questa non è una vecchia storia dolorosa. Eravamo dei duri. Potevamo accettarlo. Avevamo altri fan.
[Kurt Vonnegut, Destini peggiori della morte, traduzione di Graziella Civiletti, Milano, Bompiani 2003, p. 27]
giovedì 8 Novembre 2012
Cito il poeta Kris Kristofferson: “La libertà è soltanto un’altra parola per niente più da perdere”. […] Non avere più niente da perdere lascia libera la gente di pensare i suoi pensieri, dato che non c’è più niente da guadagnare a far da eco ai pensieri di quelli che stanno intorno. La Mancanza di Speranza è la madre dell’Originalità.
E le tre deliziose figlie dell’Originalità, a loro volta nipoti della Mancanza di Speranza, come dimostra questo volume, sono la Speranza, la Gratitudine degli Altri e un Incrollabile Rispetto di Sé.
[Kurt Vonnegut, Mio saggio non pubblicato scritto dopo aver letto le bozze di un’antologia di poesie di ottimo livello e brevi brani di prosa composti da persone che si trovavano o si trovano in istituzioni per disturbi mentali, in Destini peggiori della morte, traduzione di Graziella Civiletti, Milano, Bompiani 2003, p. 267]