Sgnierfola

sabato 8 Ottobre 2011

Sgnierfola, aggettivo qualificativo (probabilmente la “i” è un potenziale errore, ma io sono il creatore e dunque prescrivo che l’ortografia sia questa). Sgnierfole sono le parole dette per generare un suono qualsiasi che riempia un silenzio, o viceversa per aggiungere brusio al brusio che già rimbomba di certe feste, aperitivi, raduni sociali, matrimoni (in questi casi assumere preferibilmente la formazione “a cerchio”, una mano in tasca, l’altra che stringe un bicchiere). Parole sgnierfole, che non comunicano né significano né interessano, consumano solo il tempo che serve per pronunciarle o ascoltarle; ma non se ne può fare a meno, come se in loro assenza temessimo che sarebbe il tempo a consumare noi, o più semplicemente perché rifiutando di unirci al coro degli sgnierfolatori abbiamo paura di sembrare dei coglioni.
Sgnierfole sono le patatine fritte di certi locali, mollicce e unte, che ti tolgono il gusto dell’atto premeditato di ribellione al cibo sano e alla sua retorica, e alla fine le lasci lì quasi tutte, e te ne vai un po’ triste per la piccola gioia scippata dall’insipienza del cuoco, che poi chiamarlo cuoco è fargli un complimento che non merita.
Sgnierfola, insomma, si può usare quando non ti aspettavi chissà che, ma poi è andata anche peggio.

[Davide Paganini, Dalla Scuola elementare di scrittura emiliana per autodidatti, in preparazione]