Calcio e mare
Sto andando a Genova, per Quelli che il calcio, a vedere Sampdoria Parma, e mi hanno detto che c’è Dario Vergassola, con me, e Dario Vergassola io l’ho conosciuto 17 anni fa, circa, quando mi ha invitato a una trasmissione radiofonica che si chiamava Radiofaro che facevano a Imperia che mi avevan chiesto di scrivere un pezzo che durasse tre minuti e parlasse del mare, e io avevo scritto, e poi letto per radio, il pezzo seguente (che poi è finito dentro un romanzo che si chiama Grandi ustionati):
Dal momento che ho scritto dei libri, ogni tanto mi chiedono di scriver qualcosa su qualche argomento specifico, non so, per esempio parlare per radio per tre minuti del tema Il mare. Come se io avevo qualcosa da dire, del mare.
Al mare, io sono vent’anni che non ci vado, al mare. Che pensarci da quando ho potuto decidere io, io ho sempre deciso di non andare, al mare. A dire il vero ci sono andato quattro anni fa una settimana a Pescara, al mare, ma lì non avevo deciso io aveva deciso la mia morosa di allora quello non vale.
Non era proprio a Pescara, se può interessare, era un paesino prima, di arrivare a Pescara, quello dove facevano nel palazzetto il festival estivo di Erotika chissà se lo fanno ancora. Che noi con la mia morosa ci passavamo davanti tutte le volte che tornavamo dal mare. Stanchi arrossati arrabbiati dopo due mesi ci siamo lasciati.
Quello è l’ultimo ricordo che ho, del mare, e a parte quello, del mare, solo ricordi d’infanzia, del mare.
Solo, i ricordi d’infanzia io non li sopporto, i ricordi d’infanzia. Io prima di leggere Proust i ricordi d’infanzia già mi piacevano poco, dopo poi ho letto Proust non ne parliamo. E dopo Proust ho letto anche tutti gli altri scrittori con la proustite che adesso c’è pieno.
Comunque una cosa la dico, dell’infanzia, se no veramente non ho niente da dire, del mare. Al mare, io quando da piccolo andavo al mare che mi costringevano io pativo un caldo io ero contento quando pioveva, al mare. Che tornavo dalle mie ferie al mare Com’è andata? mi chiedevano, Bene, gli dicevo, è piovuto tutto il tempo.
Comunque di mare, se può interessare, io non so cosa dire, di mare. Io sono qui che la tiro alla lunga tre minuti, devo tirare, non siam neanche a due, andiamo bene. Andiam proprio bene, andiamo.
Non so, proviam Monterosso.
Monterosso, ci son stato un anno che ero già adolescente trovare mio zio che lui là ha una casa. Le cinque terre. Le cinque terre si possono visitare anche in battello ce le invidiano tutti. Ci andava anche il poeta anglossassone Byron a nuotare, mi ha detto mio zio che fa il ferroviere.
Monterosso, se può interessare, Monterosso c’è una bella stazione, sul primo binario i tavolini del bar, con mio zio andavam delle volte in stazione a giocare a briscola coi suoi colleghi parlar dei ritardi dei treni, se può interessare.
Questo per quel che riguarda il mare. Che delle volte vicino ci si trova anche la montagna. In quei casi nel lessico degli indigeni è molto frequente la parola strapiombo. Parola che da noi viceversa in Emilia Romagna è poco comune.