I commenti da bar
Da qualche settimana è uscito uno strano libro, che ho scritto, in parte, anch’io. Il libro, che si intitola Presente, e che è stato immaginato e curato da Giorgio Vasta, è il diario dei dodici mesi dell’anno scorso raccontati, a turno, da Andrea Bajani, Michela Murgia, da me e dallo stesso Vasta.
È un libro che non avrei mai pensato di recensire e che, a pensarci, non recensirò, ma del quale mi trovo a parlare su sollecitazione del Foglio per commentare una recensione di Daniele Giglioli uscita sul Corriere della sera del trenta di maggio.
Ha notato, Giglioli, che, nel nostro racconto del 2011, prevalgono “situazioni e oggetti piccoli, minori, abitualmente fuori fuoco (bambini, gatti, giocattoli, oggetti inutili, piccoli librai, luoghi remoti; ansie, fragilità, silenzi, dubbi, interrogativi che non necessariamente richiedono risposta). Politici e scenari grossi, – continuava Giglioli, – sono comprimari”, e si compiaceva che, se e quando compaiono, “non generano i soliti commenti da bar”.
Giglioli condivide, questa scelta, ma l’aggettivo che ha usato per definire i soggetti che descriviamo, minori, devo dire che a me sembra stranissimo.
Non capisco il senso in cui i bambini, o i piccoli librai, sarebbero minori o fuori fuoco. Minori rispetto a cosa? mi viene da chiedermi. Fuori fuoco rispetto a cosa? Alla fotografie ufficiali? Ma cosa si può pensare di trovare, negli scritti di quattro persone la cui principale attività è scrivere dei romanzi? Continua a leggere »