Addirittura

venerdì 28 Novembre 2014

Vasilij Rozanov, Da motivi orientali

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il sesso nell’uomo assomiglia a un bosco incantato, ossia a un bosco stregato e protetto da formule magiche. Chi tenta di avventurarvisi cade in preda al sonno, o è tratto in inganno, o è plagiato. Qualche volta eliminato. Nell’uno e nell’altro caso egli è “scortato” da sortilegi che ottengono il loro principale scopo – non gli concedono l’accesso nel bosco, non glielo lasciano penetrare. Altri ne sono anche respinti, intimiditi da incantesimi che assumono aspetto di “spauracchi” terrificanti, che l’uomo non osa nemmeno nominare. Né il pennello, né la parola umana ardirebbero di riprodurre le loro parvenze. L’uomo fugge nel terrore e, ancora una volta, il fine è raggiunto: il bosco incantato resta un mistero.
È il sesso questo bosco misterioso. Ma ecco che vi s’inoltra Edipo. Ciò che importa a questo punto è non perdere la testa, drizzare bene le orecchie, sorvegliare occhi e cervello. Non bisogna fotografare affatto i “mostri”, basta riflettersi in essi soggettivamente: qui inizia una straordinaria metamorfosi e il primo passo di chi si arrischia è ampiamente ricompensato. Quelli che dal di fuori, dal fianco della città, dalla strada polverosa, sembravano mostri cornuti e nodosi, dall’altra sponda – dalla sponda del bosco in cui il viandante si è già avventurato – si trasformano al suo sguardo in visioni miracolose, in autentici “elfi”, in esseri buoni con un sorriso di cielo beato e ali paradisiache. Il sesso – “covo del vizio”, “antro di ogni turpitudine”, “vaso di Pandora”, da cui soffiano venti pestilenziali che sconvolgono il mondo – d’improvviso si dimostra una ben altra realtà: rifugio per i puri, fonte di quanto è specificamente integralmente incorruttibile nel mondo – e, da ultimo, addirittura arca di salvezza, dove si conserva il tesoro di un’eterna e inesauribile santità, che si riversa sul mondo. Chi è penetrato ormai nel bosco incantato e “non vi ha perduto il senno”, scopre a ogni piè sospinto immensi tesori: li raccoglie nella cesta, li cela in petto, li stringe nell’orlo della camicia. Infatti si tratta di “un’intera fortuna”. Ma noi, noi spersi laggiù, nella città coperta di polvere, ignoriamo vicino a quale perenne freschezza di vita si viva.

[Vasilij Rozanov, Da motivi orientali, a cura di Alberto Pescetto, Milano, Adelphi 1988, pp. 65-66]