Pallottolieri
Quando, ventotto anni fa, nel 1991, sono stato in Russia per la prima volta, una delle cose incantevoli, per me, che son nato a Parma nel 1963, e son cresciuto in un mondo che mi sembrava non sarebbe cambiato mai, un mondo dove si veniva svegliati, la domenica mattina, dal rumore delle lucidatrici, e dove gli appartamenti erano pieni di oggetti moderni e indispensabili, come i bicchieri infrangibili, i tavolini di formica, i fustini rotondi dei detersivi e i mangiadischi (i quali mangiadischi, chissà perché, erano quasi tutti arancioni), quando, dicevo, nel 1991, sono stato in Russia per la prima volta, è stato bellissimo vedere che, in Russia, erano rimasti di uso comune oggetti che noi, in occidente, avevamo accantonato, come le macchine per scrivere, i telefoni a gettone e i pallottolieri, addirittura; nella maggior parte dei negozi russi, allora, nel 1991, non c’erano i registratori di cassa, c’erano i pallottolieri, che delle commesse cattivissime maneggiavano in un modo che conoscevano solo loro per far saltar fuori quasi sempre un totale insignificante: copeche: non costava quasi niente, la roba, per un occidentale, nel 1991, in Russia.
Il Volga 4
[Uscito su D Lui di Repubblica della scorsa settimana]