giovedì 31 Gennaio 2019
O mirabile noncuranza dei pratesi, che non si meravigliano né si arrabbiano né si scandalizzano di nulla, e della grandezza umana, della superbia degli uomini, ridono, perché sanno di che son fatte. O semplicità dei pratesi, che sanno d’esser nati dal nulla, ma non fanno come tanti altri, che anche quando vanno a piedi sembra che vadano in carrozza, e quando camminano fan suonare i dindi nelle tasche, per far vedere che son gente per bene, e che i soldi per pagarsi la reputazione ce li hanno. O lealtà dei pratesi, che non si vergognano d’esser nati poveri, (e a dire il vero non si vergognano nemmeno d’esser diventati ricchi), e non si dànno le arie d’esser figli di nobili e di preti, come’è d’uso in certe parti d’Italia, e restano gente del popolo anche quando vanno in carrozza, che per loro è soltanto un modo di andare a piedi stando seduti, e nel mangiare, nel bere, nel vestire, nel prender moglie, rimangono fedeli alla loro origine popolare, e sono esempio di semplicità e di lealtà in un mondo, dove tutti cercano di nascondere quel che sono, e che erano, e di dànno l’aria d’essere il contrario di quel che sembrano.
[Curzio Malaparte, Maledetti toscani, Milano, Adelphi 2017, p. 103]
martedì 12 Giugno 2018
Apro la finestra, ed è primavera, chiudo la finestra, ed è primavera. Prendo il bicchiere che è sulla tavola, lo riempio d’acqua, ed è primavera. È aprile, e tutta la Toscana è primavera, ma al modo toscano, che è un modo acidulo, asprigno, sa d’uva acerba, lega gli occhi e i denti.
[Curzio Malaparte, Maledetti toscani, Milano, Adelphi 2017, p. 27]
mercoledì 6 Settembre 2017
Fra tutte le statue di Firenze, la statua di Giovanni delle Bande Nere è quella che più si meriterebbe un par di ceffoni sul muso. Guàrdalo un po’, come se ne sta seduto comodo in San Lorenzo, con quel suo tronco di randello nel pugno. O piove, o tira vento, Giovanni è sempre là, col suo sorriso molle nel viso barbuto. E che barba da paino, tutta riccioletti corti, ben pettinata, ben lisciata, intorno a una bocca che par quella di una donna con la voglia del cocomero. Non si scomoda neanche se tu lo pungi nel sedere con uno spillo. «Ci sto bene, e ci sto – par che dica – e pròvati a farmi alzare, se ti riesce». E quel bastone in mano, che se ne fa? O perché non l’adopra? Già, perché non l’adopra? Non si può dire che in questi ultimi tempi non gli siano mancati il modo e le occasioni.
[Curzio Malaparte, Maledetti toscani, Milano, Adelphi 2017, p. 159]
sabato 8 Aprile 2017
Che tutti gli italiani siano intelligenti, ma che i toscani siano di gran lunga più intelligenti di tutti gli altri italiani, è cosa che tutti sanno, ma che pochi vogliono ammettere. Non so se per gelosia, o per ignoranza di quel che sia veramente l’intelligenza: la quale non è furbizia, come si crede, comunemente in Italia, ma un modo di abbracciar con la mente le cose, di comprenderle, cioè, e di penetrarle, mentre la furbizia è soltanto quello che il battere delle ciglia è in confronto con lo sguardo. E chi negherà che noi toscani sappiamo entrar con gli occhi della mente in fondo alle cose, e guardar dentro? che siamo come quegli insetti che prendono il polline dai fiori maschi e lo portano ai fiori femmine? che noi portiamo l’intelligenza, come un polline, alle pietre, e ne facciamo nascere chiese e palazzi, torri maschi e piazze femmine? Chi negherà che l’intelligenza, in Toscana, ci sta di casa, e che anche gli scemi, che in casa d’altri son soltanto scemi, da noi sono intelligenti?
[Curzio Malaparte, Maledetti toscani, Milano, Adelphi 2017, pp. 15-16]
martedì 4 Aprile 2017
Tutta a Prato va a finire la storia d’Italia e d’Europa: tutta a Prato, in stracci.
[Curzio Malaparte, Maledetti toscani, Milano, Adelphi 2017, p. 93]