Ma pensa
Mi sono accorto adesso che il modo in cui scrivo all’arovescia non è giusto. Ma pensa. Dipende secondo me dal fatto che, in dialetto parmigiano, si dice «a l’arversa». Ecco tutto.
Mi sono accorto adesso che il modo in cui scrivo all’arovescia non è giusto. Ma pensa. Dipende secondo me dal fatto che, in dialetto parmigiano, si dice «a l’arversa». Ecco tutto.
Ieri sera sono stato alla libreria Coop Ambasciatori e mi sono fermato fuori a finire di fumare una sigaretta e ho visto un cartellone di Eataly, che è la catena che gestisce il ristorante e il bar e il negozio di alimentari che c’è dentro il complesso Coop Ambasciatori insieme alla libreria e ho letto questa frase qua: Per prenotare la vostra regalistica aziendale scrivete a www.eataly.it.
E, a leggere regalistica aziendale, non l’ho pensato, ma avrei potuto pensare Mo mama.
Dopo sono arrivato a casa e nella posta elettronica ho trovato queste quattro traduzioni, di Mo mama:
1) “Ma mamma…!”, cioè “Oh mamma mia…!” (Vittorio Del Sante);
2) “Ma mamma mia!” o “Ma santo cielo!”. Cioè “Ma mamma mia (… cosa dici mai)” o “Ma santo cielo (… cosa dici mai)” (Leonardo Cocchi);
3) “Non ci si crede” , “È assurdo” (Nicola Bonani);
4) “Mo mama” sarebbe poi da tradurre “Mamma mia” che è un’espressione che all’estero riconoscono subito che è italiana, è un po’ come dire “Ciao” o dire “Spaghetti”. Però “Mo mama” non è proprio “Mamma mia” perché “Mamma mia” è poi la versione per bene di espressioni più colorite come “Porca Puttana”. Invece “Mo mama” è più la constatazione di qualcosa che ci stupisce sfracellandosi o mostrandosi.
Ad esempio se in mezzo alla strada passa un mio compagno delle scuole medie che poi l’ho conosciuto anche negli anni delle superiori e faceva quello alternativo che doveva avere sempre le braghe stracciate e non lavarsi, ecco allora se per dire lo vedessi un sabato pomeriggio in via Farini a prendere un aperitivo in uno di quei bar per fotomodelli e figli di notai, e avesse anche una morosa louisvuitton e un Dalmata al guinzaglio, ecco che allora mi si schianterebbe un qualcosa da qualche parte nel cervello, un due o tre neuroni forse, e credo anche più giù dalle parte dei maroni e la cosa più normale sarebbe far uscire dalla pancia un “Mo mama” girandomi verso qualcuno che ho a fianco. Continua a leggere »
Di uno che è molto disordinato, a Parma si dice c’l’é strajè, cioè, letteralmente, che è sparpagliato.
I parmigiani che non abitano più a Parma li chiaman così, i strajè, gli sparpagliati.