Lo sapete, no?

mercoledì 28 Settembre 2022

Ma lo sapete, no, il proverbio: non te la prendere con lo specchio, se hai la faccia storta.

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 284]

Se hai la faccia storta

mercoledì 12 Giugno 2019

Uscire dall’arte è impossibile, così come lo è uscire dalla lingua. Perfino quando tacciamo lo facciamo in una determinata lingua.
Per questo l’arte siamo noi. Noi siamo compenetrati d’arte. Ora è malata, perché siamo noi a essere malati, soprattuto in questo periodo. Siamo malati e ci lamentiamo di avere un’arte malata. Ma lo sapete, no, il proverbio: non te la prendere con lo specchio, se hai la faccia storta.

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 284]

Era un gatto

sabato 27 Aprile 2019

Conoscete la fiaba della principessa che in realtà era un gatto, trasformato da una fata in una bellissima principessa? Questa principessa aveva una particolarità: se vedeva un topo, non poteva fare a mene di spiccare un salto per acchiapparlo. I governi riformisti in Russia tra il XVIII e il XIX secolo facevano lo stesso: sostenevano di essere liberali, eppure non sopportavano la vera democrazia. A quel punto, il gatto si risvegliava nella principessa e gli zar sentivano a pelle, d’istinto, non solo razionalmente, che una simile soluzione non era possibile.

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 284, la foto è di Alessio Gironi e è stata fatta a Pietroburgo la settimana scorsa, nel corso di un viaggio che si chiama Gogol’ maps (cliccare sull’immagine per ingrandire)]

Un gatto

giovedì 9 Agosto 2018

Conoscete la fiaba della principessa che in realtà era un gatto, trasformato da una fata in una bellissima principessa? Questa principessa aveva una particolarità: se vedeva un topo, non poteva fare a mene di spiccare un salto per acchiapparlo. I governi riformisti in Russia tra il XVIII e il XIX secolo facevano lo stesso: sostenevano di essere liberali, eppure non sopportavano la vera democrazia. A quel punto, il gatto si risvegliava nella principessa e gli zar sentivano a pelle, d’istinto, non solo razionalmente, che una simile soluzione non era possibile.

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 284]

Dispotismo mitigato

giovedì 3 Maggio 2018

Anche la scrittrice francese Madame De Staël sosteneva che la Russia fosse uno stato dove il dispotismo era mitigato dal cappio. Quando la tirannide passava il segno, si poteva pur sempre strangolare lo zar.

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 285]

Il modo in cui ci salutiamo

domenica 22 Aprile 2018

Il concetto di originalità, riferito a una cultura, può scaturire solo se accanto a essa troviamo un altra cultura. Se non c’è contrasto, allora non c’è neppure specificità. Se tutto è color verde, i colori cessano di esistere. Affinché possa comprendere di essere verde, ho bisogno che vicino a me ci sia qualcuno di rosso o di qualche altro colore. Ed è da qui che ha origine il problema intricato e, insieme, inaggirabile della comunicazione, che attraversa tutta l’esistenza. E trapela anche dai dettagli, per esempio dal modo in cui ci salutiamo. Da questo dipende come continueremo a vivere sulla Terra, se, per esempio, riusciremo finalmente a capire che le persone possono intendere la stessa cosa in modo diverso, che tutti hanno il diritto di pensarla a modo loro, che non possiamo e non dobbiamo nutrire tutti gli stessi sentimenti e amare le stesse cose, che è nel nostro interesse che gli altri siano altri. Si tratta di un ideale culturale difficile da raggiungere, ma è anche quel messaggio forse non sempre chiaro che ho cercato di includere in tutte le lezioni che vi ho proposto. E per la vostra attenzione vi ringrazio sinceramente.

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p.227-228]

E

giovedì 19 Aprile 2018

E se un popolo non ha poeti è come se gli avessero strappato la lingua.

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 183]

Uno stregone

sabato 24 Marzo 2018

[All’inizio del XVIII secolo] La necessità di impartire un’educazione alle donne e il carattere che dovrà assumere sono al centro di accese discussioni e si sovrappongono a un più generale ripensamento dello stile di vita e della quotidianità. L’atteggiamento nei confronti dell’alfabetizzazione era ancora molto complesso e non privo di tensioni. Per esempio Andrej Bolotov, noto autore di memorie, ricorda come una fanciulla si fosse rifiutata di sposarlo perché lui aveva letto molti libri e si era sparsa la voce che fosse uno stregone.

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 90]

Un antico romano

domenica 18 Febbraio 2018

Ma torniamo al piccolo Nikituška [Murav’ëv], futuro decabrista. Quando maman – com’è normale, la conversazione si svolge in francese – gli domanda: come mai non balli?, si sente chiedere in risposta: maman, ma gli antichi romani ballavano? Al che lei replica: certo, quand’erano piccoli. E allora Niituška va a ballare. Ha ancora tante cose da imparare, ma sa già che sarà un antico romano e un eroe. Tuttavia, i suoi precettori non l’hanno preparato per questo, conosce già la matematica e la geografia, conosce varie lingue straniere, solo una lingua gli manca: il russo. Per questo quando nel 1812, ancora bambino, decide di scappare da casa e di arruolarsi nell’esercito per compiere qualche impresa eroica, i contadini lo acchiappano subito, convinti che si tratti di una spia francese. Suo padre è il celebre fondatore di un istituto topografico, dunque il ragazzino ha mappe d’ogni genere con sé e, per di più, non parla russo! Per fortuna che, a un certo punto, vede il suo precettore francese, lo chiama…

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 61]

Restare indietro, in Russia, i primi dell’ottocento

domenica 21 Gennaio 2018

Fino alla fine del secolo, fino all’epoca del volterianesimo cioè, tutti erano ancora credenti. Era un fatto normale e, in un certo senso, contribuiva anche alla tradizione morale della famiglia.
Ma di lì a breve la famiglia stessa conobbe una brusca occidentalizzazione, almeno in superficie. La donna cominciò a ritenere necessario e di moda avere un amante. Se non lo aveva era come se fosse rimasta indietro.

[Jurij Michajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, traduzione di Valentina Parisi, Milano, Bompiani 2017, p. 50]