La lunga serie degli anni
Trovandosi ora Hebel, nel corso di questo racconto, nella necessità di far sentire la lunga serie degli anni, egli lo fa con le frase seguenti: «Nel frattempo la città di Lisbona fu distrutta da un terremoto, e passò la guerra dei sette anni, e morì l’imperatore Francesco I; fu soppresso l’ordine dei Gesuiti, e fu divisa la Polonia, e morì l’imperatrice Maria Teresa, e fu giustiziato Struensee. L’America si liberò, e la forza unita dei francesi e degli spagnoli non poté occupare Gibilterra. I turchi circondarono il generale Stein nella fossa dei veterani in Ungheria, e morì anche l’imperatore Giuseppe. Il re Gustavo di Svezia conquistò la Finlandia russa, e cominciò la rivoluzione francese e la lunga guerra, e anche l’imperatore Leopoldo II scese nella tomba. Napoleone conquistò la Prussia, e gli inglesi bombardarono Copenaghen, e i contadini seminarono e mieterono. Il mugnaio macinò, i fabbri martellarono, e i minatori scavarono in cerca di vene metallifere nella loro officina sotterranea. Ma quando i minatori a Falun, nell’anno 1809…»
Mai narratore ha calato più profondamente il suo racconto nella storia naturale di quanto faccia Hebel in questa cronologia. La si legga con attenzione, e si vedrà che la morte appare in essa a turni così regolari come l’uomo con la falce nelle processioni che si svolgono a mezzogiorno intorno all’orologio della cattedrale.
[(Peter Hebel, Insperato incontro, in) Walter Benjamin, Considerazioni sull’opera di Likolaj Leskov, in Angelus novus. Saggi e frammenti, a cura di Renato Solmi, Torino, Einaudi 1995, pp. 259-260]