Una memorabile serial killer
In un libro che si intitola Mente criminale (l’ha scritto Massimo Picozzi) si racconta che in Germania, nel 2001, qualcuno, in un parco, ha conficcato l’ago di una siringa nella mano di un bambino. Non son riusciti a prenderlo, ma son risaliti al suo DNA. Quel DNA era già registrato, corrispondeva a due delitti non risolti in Renania e in Svizzera, nel 1993. Un DNA femminile: una serial killer. Lo stesso DNA viene trovato su una pistola giocattolo usata in una rapina in Francia di qualche anno dopo. E, nel 2007, lo stesso DNA viene trovato a Heilbronn, sull’automobile sulla quale viene uccisa una poliziotta impegnata in un’indagine antidroga. E, nel 2008, a Mannheim, lo stesso DNA salta fuori sul cadavere di un georgiano implicato nel traffico di auto usate. E, nel marzo del 2008, lo stesso DNA viene trovato sul luogo dell’omicidio, a scopo di rapina (300 euro) di un’infermiera a Niederstetten, che dovrebbe essere una cittadina tedesca. E nel 2009 lo stesso DNA salta fuori sul cadavere, ritrovato in Francia, di un immigrato clandestino carbonizzato. Un maschio. Con un DNA femminile. Allora si accorgono che la serial killer, che da anni chiamavano Il fantasma di Heilbronn, non è proprio una serial killer. Che quel DNA «era già presente sui tamponcini in cotone usati per le tracce. In gergo tecnico si chiama “contaminazione”. I cotton-fioc utilizzati da molti dipartimenti di polizia provenivano tutti dalla medesima azienda, nella quale erano impiegate parecchie operaie dei paesi dell’Est e il DNA apparteneva a una di loro», scrive Picozzi. Che è una storia che non conoscevo e che sembra quella del Sottotenente summenzionato, di Jurij Tynjanov, un po’. Che era un critico russo dei primi del novecento (Tynjanov) che racconta dello zar Paolo primo (e unico) che promuove generale e fa sposare un sottotenente che non esiste (che salta fuori da un rapporto dove lo si chiama Il sottotenente summenzionato). Buongiorno.