Sciuc sciuc sciuc
«Ah, è lei il professor Trombetti! – disse il redattore. – È un bel po’ che l’aspettiamo. I lettori del nostro giornale ci fanno domande di ogni tipo. Per questo ci siamo rivolti a lei, perché solo lei può rispondere a qualsiasi domanda. Abbiamo sentito dire che lei sa tutto».
«Sì, io so tutto, – disse il professor Trombetti. – So guidare gli aeroplani, i tram e i sottomarini. Parlo italiano, russo, tedesco, turco, samoiedo e filtone. So scrivere versi, leggere un libro tenendolo sottosopra, stare in piedi su una gamba sola, fare giochi di prestigio e anche volare».
«Be’, questo è proprio impossibile» disse il redattore.
«No, è possibile», disse il professor Trombetti.
«Voli, allora», disse il redattore.
«Prego», disse il professor Trombetti, e si arrampicò sul tavolo.
Andò su e giù per il tavolo, rovesciò un calamaio, un barattolo di colla, gettò qualche libro sul pavimento, lacerò un manoscritto e fece un salto in aria. Il tabarro del professore si aprì e schioccò sulla testa del redattore, mentre il professore agitava le mani e con fracasso cadeva sul pavimento.
Tutti si precipitarono verso il professore, ma lui balzò in piedi e disse:
«Io faccio tutto molto velocemente. Posso addizionare su due piedi due numeri di qualsiasi grandezza».
«Ah, – disse il redattore, – quanto fa tre più cinque?».
«Quattro», disse il professore.
«No, – disse il redattore, – si è sbagliato».
«Ah, sì, – disse il professore – diciannove».
«No, vede, – disse il redattore, – si è sbagliato ancora. A me risulta otto».
Il professor Trombetti si lisciò la barba, posò sul tavolo la busta con il sigillo verde e disse:
«Volete che vi scriva qualche verso molto bello?»
«Va bene», disse il redattore.
Il professore si avvicinò al tavolo, afferrò una matita e cominciò a scrivere in fretta e furia. La sua mano destra improvvisamente assunse contorni vaghi e scomparve.
«Pronto», – disse il professor Tombetti, tendendo al redattore un foglio di carta coperto da una scrittura fitta fitta.
«Dov’è sparita la sua mano mentre scriveva?» chiese il redattore.
«Ah, ah, ah!», scoppiò a ridere il professore. «Vede, mentre scrivevo muovevo la mano così velocemente che lei non l’ha più vista».
Il redattore prese il foglio e iniziò a leggere i versi.
Dgic dgic dgic.
Foc foc foc.
Ric ric ric.
Sciuc sciuc sciuc.
[Da Il professor Trombetti, di Daniil Charms, illustrazioni di Giuseppe Palumbo, uscito adesso per Comma 22, lo presentiamo domani a Lucca]