29 dicembre – Instagram

martedì 29 Dicembre 2020

Martedì 29 dicembre,
alle 19,
sul mio profilo Instagram,
leggo
Come parliamo quando parliamo d’amore,
che è un discorso sul sentimento
che è diventato l’appendice
alla nuova edizione dei
Russi sono matti
(puntata lunga, dura 50 minuti)

Una pua

lunedì 28 Settembre 2020

Un po’ di anni fa, dentro un romanzo che si chiama Mi compro una Gilera, ho scritto che, come gli eschimesi hanno quaranta modi diversi di dire “bianco”, così i russi hanno quaranta verbi diversi per dire “ubriacarsi”. Questa cosa che ho scritto non l’avevo verificata, mi piaceva e l’avevo buttata un po’ lì, e poi, ogni tanto, nel corso degli anni, mi sentivo in colpa, di aver buttato lì una cosa sulla lingua russa non verificata e, probabilmente, esagerata.
Dopo, l’anno scorso, sono andato a verificare su un dizionario russo monolingue.
Di modi diversi di dire ubriacarsi, in russo, ne ho trovati 67.
Avevo sbagliato per difetto.
Qualche tempo dopo, ho chiesto ai miei referenti in rete, di dirmi come si dice, nelle loro rispettive città, “l’ubriacatura”.
Mi hanno risposto in tanti.
Mi hanno detto che si dice: sbronza, sbornia, balla, basa, scuffia, ciclone, ciclope, quaglia, pita, gallina, ciucca, sventola, ciotola, sguindola, lorda, pitona, piomba, mina, scimmia, vopa, cimosa, bomba, pioggia, gatta, gianda, scaia, tronca, cagona, storta, chiara, cioca, pua, bresca, pezza, trona, cassa, sventola, piena, botta, sardella, legna, mina, lecca, cianta, scummata, lola, pezza, trofèa, pacca, boccia, pica, sberla, svarione, ventola, scalmana, elica, tortora, tormenta, , stoppa, imballata, tolla, ghega, chioppo, scassata, struppiata, banana, turbina, unta, cesta, parrucca, tega, lacca, furanza, uva, piega, crociera, stropa, cera, storna, manovra, gabbana, stecca, cinghiata, pitona, nizza, sgazza, pelliccia, pigna, piallata, pedda, progna, ciorva, papìna, fiocina, nadra, stringa, stinca, sgnola, legnata, quattordicino, valigia, e sono già centodue, se non ho sbagliato a contare.
Allora gli italiani, le varianti di italiano che parliamo nei nostri paesi e nelle nostre città, non sono meno ricche del russo, ma il russo è uno, più o meno, gli italiani sono tanti, e io, per esempio, ne conosco pochi, e “pua”, per esempio, come variante di “sbornia”, non l’avevo mai sentita e non so cosa avrei capito, se qualcuno mi avesse chiesto «Andiamo a prendere una pua domani sera?».

[Paragrafo di un discorso sulla lingua del sentimento che diventa un’appendice della nuova edizione dei Russi sono matti]

Affatto

lunedì 31 Agosto 2020

L’altro giorno son stato San Giorgio di Piano a leggere un discorso intitolato Come parliamo quando parliamo d’amore, e quando son stato lì, sono arrivato con un’ora d’anticipo, ho fatto la prova audio, eravamo all’aperto, e, da una casa lì vicino, è venuto fuori un mio conoscente e mi ha detto che era lì, a cena a casa di amici, e che ha sentito la mia voce e è venuto a salutarmi. «Cosa fai, qua?», mi ha chiesto. «Leggo una cosa». «E di cosa parla?». «D’amore». «D’amore?». E lì, c’è stato un momento di imbarazzo. Come se non fosse normale, parlare d’amore. E io ero contento, perché il discorso, tra le altre cose, diceva anche quello, che non è normale, in italiano, parlare d’amore. Affatto.

Nàni

venerdì 28 Agosto 2020

Quand’ero piccolo mia mamma, a noi tre fratelli, ci chiamava «Nàni», che è una parola che in italiano non c’è e che esprime un affetto che in italiano non si riesce a dire, secondo me.

[Ne parlo stasera in un discorso che si intitola Come parliamo quando parliamo d’amore]