Successi

lunedì 7 Agosto 2017

C’è un libro che si intitola Il magico potere del fallimento, di Charles Pépin, che tra gli esempi di fallimento fa quello di Agassi, e della sua storia, raccontata nell’autobiografia Open, e io, quando ho visto che citava Agassi, pensavo che avrebbe citato una frase che, nell’edizione italiana dell’autobiografia, è a pagina 115, questa qui: «ho la sensazione di essere stato messo a parte di un piccolo, ignobile segreto – vincere non cambia niente. Adesso che ho vinto uno slam, so qualcosa che a pochissimi al mondo è concesso sapere. Una vittoria non è così piacevole quant’è dolorosa una sconfitta. E ciò che provi dopo aver vinto non dura altrettanto a lungo. Nemmeno lontanamente». Invece Pépin non la cita, questa frase, e, in generale, per come l’ho capito io, nel libro di Pépin il fallimento è un modo per aver successo; che a uno che gli piace il fallimento, non dovrebbe piacergli per il successo, dovrebbe piacergli per il fallimento, secondo me. Comunque.

I punti di forza

domenica 6 Agosto 2017

Seconda costante: gli allievi sono invitati a lavorare sulle debolezze più che sui punti di forza. Mi è servito del tempo per rendermene conto, ma da allora lo noto di continuo. Ho partecipato a decine di consigli di classe nei quali i professori preferivano sottolineare le lacune di un allievo in una materia piuttosto che i risultati eccellenti conseguiti nelle altre. Se un allievo di quattordici anni si mostra particolarmente portato per il disegno o il francese, ma ottiene scarsi risultati in matematica, la discussione verterà per lo più su come farlo migliorare in matematica. Negli Stati Uniti o in Finlandia l’accento sarà posto sul vantaggio che, visto in prospettiva di una vita intera, rappresenta un talento nel disegno o in francese. L’ideale della nostra scuola è quello dell’allievo completo, diligente, «nella norma». Gli allievi abbastanza bravi in tutte le materie sono preferiti a qi prodotti atipici, brillanti qui, ma deboli là.

[Charles Pépin, Il magico potere del fallimento, traduzione di Emanuele Lana, Milano, Garzanti 2017, pp. 121-111]

Un concetto semplice

giovedì 3 Agosto 2017

Nel mio ruolo d’insegnante di filosofia al liceo, sovente vedo allievi mortificati dai brutti voti ricevuti. Evidentemente nessuno li ha informati che l’essere umano può fallire. Eppure è un concetto semplice: possiamo fallire. Un concetto semplice che, tuttavia, credo contenga qualcosa della nostra verità. Gli animali non possono fallire, perché il loro comportamento è dettato dall’istinto: per non sbagliarsi devono solo obbedire alla propria natura. Ogni volta che l’uccello costruisce il proprio nido lo fa alla perfezione. D’istinto sa che cosa deve fare. Non ha bisogno d’imparare dai propri fallimenti. Sbagliandoci, andando incontro al fallimento, manifestiamo la nostra verità di uomini: non siamo né animali determinati dall’istinto, né macchine perfettamente programmate, tanto meno dèi. Possiamo fallire perché siamo uomini e siamo liberi: liberi di sbagliare, liberi di correggerci, liberi di progredire.

[Charles Pépin, Il magico potere del fallimento, traduzione di Emanuele Lana, Milano, Garzanti 2017, pp. 10-11]