Tremiamo

domenica 24 Marzo 2019

Ho bisogno di due piccole premesse.
La prima è molto semplice: secondo me non esiste, la maturità, non esiste. È una balla che ci raccontano quando siamo piccoli, non so perché, non so neanche chi siano, i poteri forti, forse, o gli stessi che hanno inventato Babbo Natale e il purgatorio, comunque non è vera.
La seconda è che, quando mi hanno chiesto di scrivere la prefazione di questo libro di poesie, io ho pensato che non sarei stato capace, e che questo libro meritava un prefatore migliore, e che ho paura di mettere insieme una piccola porcheria; poi mi è venuto in mente che io, da quando son diventato grande, tutte le cose che faccio, ho paura di non esser capace di farle, e mi son ricordato una poetessa che scrive «Non voglio imparare a non avere paura, voglio imparare a tremare»*.
Allora ho pensato “Va bene, tremiamo”.

*Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione, Torino, Einaudi 2018, p. 75

[Tremiamo, introduzione a Chandra Livia Candiani, Vista dalla luna, Milano, Salani 2019]

Imparare a tremare

lunedì 17 Dicembre 2018

Non voglio imparare a non aver paura, voglio imparare a tremare. Non voglio imparare a tacere, voglio assaporare il silenzio da cui ogni parola vera nasce. Non voglio imparare a non arrabbiarmi, voglio sentire il fuoco, circondarlo di trasparenza che illumini quello che gli altri mi stanno facendo e quello che posso fare io. Non voglio accettare, voglio accogliere e rispondere. Non voglio essere buona, voglio essere sveglia. Non voglio fare male, voglio dire: mi stai facendo male, smettila. Non voglio diventare migliore, voglio sorridere al mio peggio. Non voglio essere un’altra, voglio adottarmi tutta intera. Non voglio pacificare tutto, voglio esplorare la realtà anche quando fa male, voglio la verità di me. Non voglio insegnare, voglio accompagnare. Non è che voglio così, è che non posso fare altro.

[Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione, Torino, Einaudi 2018, p. 75]

Angelo Angelo

venerdì 26 Ottobre 2018

E il mio amico-angelo Angelo mi ha regalato una frase di Eduardo Galeano: «Beati gli ubriachi, perché vedranno Dio due volte».

[Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione, Torino, Einaudi 2018, p. 10]

Questa libertà

lunedì 6 Aprile 2015

Ma dove sono le parole?

Un paio di anni fa sono andato al centro Malaguzzi, a Reggio Emilia, a raccogliere le cose dette dai bambini delle scuole d’infanzia e annotate dalle maestre, delle frasi del tipo: «La musica aiuta le gambe per danzare», oppure: «Sono nato dalla pancia della mamma, mi sono girato, mi sono liberato e sono nato», o ancora: «Il giornalaio e l’edicola son la stessa cosa, giornalaio è il suo nome, edicola il suo cognome». O, in una serie di osservazioni sulla città: «nella città ci sono due inizi, e in mezzo, proprio in mezzo, c’è la fine»; «le città sono sempre state costruite perché se no senza città tutte le persone rimanevano in piedi e stavan sempre in giro». O, in una serie sulle banche: «Te vai in banca e gli dici: Buongiorno, sono venuto a ritirare un po’ di soldini, e loro te li danno. Quando li hai finiti ci torni, loro ce ne hanno sempre, non possono restare senza, se no non si chiamerebbero Banca». O, sulle biblioteche: «La Biblioteca è gentile perché presta i libri a tutti». O, sulle ombre: «Tutto ha un’ombra meno le formiche». O, sugli affreschi: «Gli affreschi si chiamano affreschi perché stanno in cielo, e il cielo è fresco». Adesso, l’altro giorno, mi hanno mandato un libretto (a cura di Chandra Livia Candiani e Andrea Cirolla) che deriva dal lavoro che la poetessa Chandra Livia Candiani ha fatto nelle quarte e nelle quinte elementari di alcune scuole della periferia di Milano, un lavoro di otto anni nei quali la Candiani ha avuto a che fare con 1.400 bambini circa che hanno scritto cose come questa (sul tema Quello che conta): «Quello che conta / è la formica / è tutto che conta / è sacro» (Leo, otto anni). Oppure questa: «Quello che conta è avere una casa / una casa calda / una casa calda d’inverno. / Quello che conta è avere due occhi / due orecchie, una bocca / e due piedi» (Davide, otto anni). Oppure, sul tema I grandi: «I grandi / Sono noiosi / Sono arabiati confronto ai bambini / Non si divertono / solo parlano / Ma i grandi / sono come bambini / soltanto che fanno i duri» (Jaime, nove anni, peruviano). O ancora, sul tema Il slienzio: «Un giorno di pioggia / suona il campanello / vado ad aprire / non c’è nessuno / poi mi accorgo / era la grandine / spinta dal vento. / Chiudo la porta / chiudo gli occhi / e silenzio» (Giulia, otto anni). Continua a leggere »

Noiosi

lunedì 23 Marzo 2015

Ma dove sono le parole?

I grandi
sono noiosi
Sono arabiati confronto ai bambini
Non si divertono
solo parlano
Ma i grandi
sono come i bambini
soltanto che fanno i duri.

[Jaime, nove anni, peruviano, in Ma dove sono le parole?, a cura di Chandra Livia Candiani con Andrea Cirolla, Milano, Effigie 2015, p. 120]

Quello che conta

sabato 21 Marzo 2015

Ma dove sono le parole?

Quello che conta è avere una casa
una casa calda
una casa calda d’inverno.
Quello che conta è avere due occhi
due orecchie, una bocca
e due piedi.

[Davide, otto anni, Quello che conta, in Ma dove sono le parole?, a cura di Chandra Livia Candiani con Andrea Cirolla, Milano, Effigie 2015, p. 129]

Quello che conta

venerdì 20 Marzo 2015

Ma dove sono le parole?

Quello che conta
è la formica
è tutto che conta.
È sacro.

[Leo, otto anni, Quello che conta, in Ma dove sono le parole?, a cura di Chandra Livia Candiani con Andrea Cirolla, Milano, Effigie 2015, p. 128]