I topi

venerdì 8 Aprile 2022

Gli anziani si erano raccolti sulla piazza e, seduti sui talloni, ragionavano sulla situazione. Di odio per i russi nessuno parlava. Il sentimento che provavano tutti i ceceni, dal più piccolo al più grande, era più forte dell’odio. Non era odio, era il non riconoscere questi cani russi come uomini, e un disgusto tale, una ripugnanza e un imbarazzo tali di fronte alla crudeltà insensata di questi esseri, che il desiderio di sterminarli, così come il desiderio di sterminare i topi, i ragni velenosi o i lupi, era tanto naturale quanto l’istinto di conservazione.

[Lunedì 11 aprile, alle 19, su Instagram, parlo di Chlebnikov, Šklovskij e Tolstoj (sostituisce la cosa di oggi, la citazione viene da Chadži-Murat)]

29 dicembre – Radio Rock

martedì 29 Dicembre 2020

Martedì 29 dicembre,
alle 9 e 35,
su Radio Rock,
parliamo,
con Emilio Pappagallo,
dei Russi sono matti
(e di Chadži-murat, forse)

26 novembre – Instagram

giovedì 26 Novembre 2020

Giovedì 26 novembre,
alle 19,
su http://instagram.com/paolo.nori/
parlo della nuova edizione di
Chadži-Murat, di Lev Tolstoj.

Chadži-Murat

mercoledì 25 Novembre 2020

Tolstoj tentò più volte di pregare, di costruirsi un dio migliore, non da preti. La vera preghiera di Tolstoj è il manoscritto di Chadži-Murat. Le sue pagine, le sue correzioni, rappresentano il contributo di un uomo al servizio dell’ideale, della libertà, della resistenza.

Viktor Šklovskij

[Domani esce la nuova edizione di Chadži-Murat e, alle 19, ne parlo su www.instagram.com/paolo.nori/ e dico anche due o tre cose che mi sono scordato ieri]

Una grandissima

venerdì 6 Novembre 2020

Fra le grandi opere di Tolstoj ce n’è una grandissima.
Chadži-Murat.

Viktor Šklovskij

(Il 26 novembre esce la nuova edizione di Chadži-Murat. Si può preordinare qui: clic).

Chadži-Murat

giovedì 22 Ottobre 2020

Evidentemente sul cespuglio era passata la ruota di un carro, e solo dopo si era rialzato, e perciò era un po’ di traverso, tuttavia dritto. Come se gli avessero strappato una parte del corpo, rivoltato le interiora, staccato un braccio, cavato gli occhi. Ma lui stava dritto, e non si arrendeva all’uomo che, intorno a lui, aveva distrutto tutti i suoi fratelli.
“Che energia!” pensai. “L’uomo l’ha avuta vinta su tutto, ha distrutto milioni di piante, e questo ancora non si arrende.”

[In novembre esce per Garzanti la nuova edizione della mia traduzione di Chadži-Murat, di Lev Tolstoj]

Che energia

giovedì 3 Settembre 2020

Il cespuglio di ‘tartari’ era composto da tre getti. Uno era strappato e quel che restava del gambo spiccava come un braccio amputato. Gli altri due erano in fiore. Questi fiori erano stati rossi, adesso ormai eran neri. Evidentemente sul cespuglio era passata la ruota di un carro, e solo dopo si era rialzato, e perciò era un po’ di traverso, tuttavia dritto. Come se gli avessero strappato una parte del corpo, rivoltato le interiora, staccato un braccio, cavato gli occhi. Ma lui stava dritto, e non si arrendeva all’uomo che, intorno a lui, aveva distrutto tutti i suoi fratelli. “Che energia!” pensai. “L’uomo l’ha avuta vinta su tutto, ha distrutto milioni di piante, e questo ancora non si arrende.” E mi tornò in mente un’antica storia caucasica, che in parte ho vissuto, in parte ho sentito raccontare da testimoni oculari e in parte mi sono immaginato. Una storia così come si è formata nel mio ricordo e nella mia immaginazione, eccola qui.

[A novembre, per Garzanti, torna in libreria l’edizione di Chadži-Murat, di Tolstoj, che ho tradotto io (illustrazione di A. P. Safonov)]

Un uomo onesto

giovedì 16 Luglio 2020

Nicola era convinto che tutti rubassero. Sapeva che adesso si sarebbero dovuti punire gli impiegati dell’intendenza, e decise di degradarli tutti a soldato semplice, ma sapeva anche che ciò non avrebbe impedito a coloro che avrebbero occupato i posti resisi liberi, di fare lo stesso. La peculiarità degli impiegati consisteva nel fatto che rubavano, la sua peculiarità consisteva nel fatto che li puniva, e, benché la cosa lo annoiasse, assolveva a questo compito coscienziosamente.
– Evidentemente, da noi, c’è un unico uomo onesto – disse.
Černyšëv capì immediatamente che questo unico uomo onesto in Russia era Nicola stesso, e sorrise approvando.
— Dev’essere così, Sua Maestà, — disse.

[Firmato oggi il contratto per una nuova edizione di Chadži-Murat per Garzanti (illustrazione di A. P. Safonov)]

Qualcosa di vivo

sabato 12 Gennaio 2019

La strada per casa passava per un campo di terra nera, maggese, appena arata. Camminavo in salita, tra la polvere della terra nera. Il campo arato era di un solo proprietario, molto grande, tanto che dai due lati della strada e di fronte, nell’altura, non si vedeva altro che il nero maggese uniformemente arato e non ancora erpicato. L’aratura era buona, e non si vedeva, in tutto il campo, una pianta, non un filo d’erba, tutto era nero. “Che essere rovinoso e crudele l’uomo; quanti diversi organismi viventi, quante piante ha distrutto per il mantenimento della propria vita,” pensai cercando qualcosa di vivo in mezzo a questo nero, morto campo. Di fronte a me, a destra della strada, si scorgeva un cespuglio. Quando fui più vicino, riconobbi nel cespuglio quei ‘tartari’ un fiore dei quali avevo strappato per niente e buttato.
“Che energia!” pensai. “L’uomo l’ha avuta vinta su tutto, ha distrutto milioni di piante, e questo ancora non si arrende.”
E mi tornò in mente un’antica storia caucasica, che in parte ho vissuto, in parte ho sentito raccontare da testimoni oculari e in parte mi sono immaginato. Una storia così come si è formata nel mio ricordo e nella mia immaginazione, eccola qui.

[Alla Scuola media inferiore di Anna Karenina a Bologna (clic) e Milano (clic) leggiamo anche Chadži-Murat]

Come l’istinto di conservazione

sabato 11 Novembre 2017

Una decina di anni fa, nel 2006, una casa editrice mi ha chiesto di scrivere la quarta di copertina di Guerra e pace e io, l’avevo già letto, due volte, ma per non scrivere delle stupidate l’ho riletto tutto, e credo sia stato, se consideriamo le ore che ci ho messo, e quanto mi hanno pagato, il lavoro pagato peggio di tutta la mia vita, ma pazienza. Alla fine avevo scritto che, in quel libro, Tolstoj, tra straniamento, polivocità, triangolo del desiderio, skaz, fattografie, uso dell’errore, messa a nudo del procedimento, soggettiva libera indiretta, tutto quello che avevo studiato nei miei sei anni di università, dentro quel libro c’era già tutto cento anni prima di essere concepito. La stessa cosa avrei potuto dirla di un altro romanzo di Tolstoj, molto più breve, molto meno conosciuto ma non meno potente, mi vien da dire, Chadži-Murat.
Il grande critico letterario Viktor Šklovskij, nel suo ultimo libro, che si intitola L’energia dell’errore, scrive: «Fra le grandi opere di Tolstoj ce n’è una grandissima: Chadži-Murat». «Tolstoj tentò più volte di pregare, creandosi un suo dio, migliore, non da preti. La vera preghiera di Tolstoj è il manoscritto di Chadži-Murat». «Chadži-Murat è un libro grande e straordinario. Io non sono capace di scriverne» (la traduzione è di Maria Di Salvo).
Adesso, se Šklovskij, grande conoscitore dell’opera di Tolstoj, e suo grande biografo, non era capace di scrivere di Chadži-Murat, figuriamoci se sono capace di scriverne io, non sono capace, quindi vi prego di prendere quello che segue come qualcosa scritto da un incapace. Continua a leggere »