Polivanov

mercoledì 13 Giugno 2018

C'era una volta

Dietro gli alberi non ho visto il bosco. E sì che riuscii a vedere persone che avevano saputo staccarsi dal passato. Come Evgenij Dmitrievič Polivanov. Parente di Lobačevskij, prima della rivoluzione conservatore, si cambiò nella rivoluzione.
Nella sua giovinezza pensava che nulla gli fosse precluso. Una volta mise una mano sui binari sotto un treno in movimento: lo scopo era quello di superare Kolja Krasotkin dei Fratelli Karamazov, quel ragazzo era rimasto sui binari.
Evgenij Dmitrievicč non ritirò la mano, la ruota gliela troncò, i fanciulli fuggirono. Polivanov si alzò, prese la mano tagliata per le dita e se ne andò con essa. Mi raccontò poi come i cocchieri, frustando i cavalli, si allontanassero con terrore da lui.

[Viktor Šklovskij, C’era una volta, traduzione di Sergio Leone, Milano, Il Saggiatore 1968, p. 211-212]

Cosa diceva Nikolàj Ivànovič

giovedì 5 Gennaio 2017

C'era una volta

Nikolàj Ivànovič mi diceva: l’uomo per la struttura dei labirinti delle orecchie è adatto a camminare su una corda e a fare su una corda tutto quello che fa a terra, ma di questo non è informato, bisogna renderlo edotto.

[Viktor Šklovskij, C’era una volta, traduzione di Sergio Leone, Milano, Il Saggiatore 1968, p. 132]

Quello che manca

martedì 23 Agosto 2016

C'era una volta

Sergèj Michàjlovič Èjzenštejn diceva che nella vita la verità esiste sempre, ma è la vita che solitamente manca.

[Viktor Šklovskij, C’era una volta, traduzione di Sergio Leone, Milano, Il Saggiatore 1968, p. 216]

Viktor Šklovskij e le barbabietole

sabato 23 Luglio 2016

C'era una volta

Sono più di cinquant’anni che scrivo, e tanto più scrivo, tanto più chiaramente so ch’è difficile scrivere. Bisogna leggere. /…/
Bisogna leggere in modo vario, bisogna allargarsi, cercarsi in diverse strade e bisogna sapere soprattutto che non ci si può appiccicare agli altri. /…/
La letteratura è passato e presente.
Il moto della letteratura è interrotto dai nuovi compiti che l’umanità si pone davanti.
Allora tutto cambia.
Anche tu devi saper porre le domande al tempo e reinterpretare ciò ch’è stato fatto.
Prima seminavano la barbabietola per mangiarne le foglie come una verdura, poi capirono che la barbabietola è una radice commestibile.
In epoche diverse sono necessarie cose diverse. Se tu e la tua epoca porrete all’umanità la domanda necessaria, il vento o gli uccelli ti prenderanno in volo, oppure, come Nataša Rostova, ti stingerai le ginocchia al petto, le afferrerai e in una notte di luna volerai nel cielo.

[Viktor Šklovskij, C’era una volta, traduzione di Sergio Leone, Milano, Il Saggiatore 1968, p. 222]

I cappotti

mercoledì 4 Maggio 2016

Sklovskij, c'era una volta

Pietrogrado soffriva il suo primo assedio.
Ancora non esistevano le stufette di ferro portatili, erano appena apparse, le forgiavano con le insegne di ferro.
Noi si riscaldava con tutto; brucai scaffali, il telaio d’una scultura e libri, senza numero e senza misura.
Borìs Èjchenbaum si procurò una stufa da trincea, sedeva davanti ad essa, rivedeva le riviste; vi strappava le cose più importanti, il resto lo bruciava. Non poteva bruciare i libri senza averli letti.
Io bruciavo tutto. Se avessi avuto mani e piedi di legno avrei bruciato anche loro in quell’anno.
Le piccole case di legno venivano divorate dalle grandi case di pietra. Comparvero rovine artificiali. Il gelo azzannava le pareti delle case, ghiacciandole sino alle tappezzerie; la gente dormiva vestita. Se ne stavano nelle camere con i cappotti abbottonati.

[Viktor Šklovskij, C’era una volta, traduzione di Sergio Leone, Milano, Il Saggiatore 1968, p. 222]

Come si deve studiare secondo il babbo di Šklovskij

venerdì 1 Aprile 2016

Sklovskij, c'era una volta

Mio padre viveva vendendo le sue cose; in fretta e quasi con gioia distruggeva la vecchia casa.
Andò a insegnare ai corsi di artiglieria. Era contento dei suoi nuovi allievi, del nuovo tempo, del fatto che alla fine dell’anno gli allievi licenziandi lo reggevano sulla sedia con rispetto. Benché fosse già vecchio, insegnava bene. Gli volevano bene. Voglio rammentarmi le sue parole. Diceva che studiare è molto semplice, soltanto non ci si deve sforzare.
«L’importante è non sforzarsi».

[Viktor Šklovskij, C’era una volta, traduzione di Sergio Leone, Milano, Il Saggiatore 1968, p. 56]

Uno strano periodo

lunedì 4 Maggio 2015

Šklovskij

Fu uno strano periodo, in cui gli orologi facevano tic-tac, ma il tempo non scorreva, il treno s’era cacciato in un binario morto, le luci spente, l’orario a brandelli.
I libri ci salvarono dalla disperazione.
È stato allora che ho letto Tolstòj, ho riletto Gogol’, e Puškin è affiorato per me dal mare come un’isola lontana.

[Viktor Šklovskij, C’era una volta, traduzione di Sergio Leone, Milano, Il Saggiatore 1968, p. 126]

Prepararsi agli insuccessi

martedì 10 Febbraio 2015

Guerra e pace di Tolstoj

Un ragazzo di sedici anni dai grossi riccioli castani, non folti, se ne sta seduto… Mi avevano espulso da molti ginnasi, stupiti dal carattere e dalla leggerezza dei miei discorsi. Me ne stavo a casa, studiavo da solo, preparandomi agli insuccessi… Fu uno strano periodo, in cui gli orologi facevano tic-tac, ma il tempo non scorreva, il treno si era cacciato in un binario morto, le luci spente… I libri ci salvarono dalla disperazione. È stato allora che ho letto Tolstoj… Tolstoj è come un mattino. S’è levato il sole, la neve scintilla, i colombi volano, Levin innamorato va da Kitty, sforzandosi di non correre.

[Viktor Šklovskij, C’era una volta, citato in Lucio Villari, introduzione a Viktor Šklovskij, Guerra e pace di Tolstoj, traduzione di Salvatore Celestini, Roma, Lit 2014, p. 7]

Sulla corda

sabato 31 Gennaio 2015

Viktor Šklovskij, C'era una volta

Nikolàj Ivànovič mi diceva: l’uomo per la struttura dei labirinti delle orecchie è adatto a camminare su una corda e a fare su una corda tutto quello che fa a terra, ma di questo non è informato, bisogna renderlo edotto; spesso è utile dire ad un uomo che è un genio, perché gli passi la paura, la sfiducia in se stesso.
Così Nikolàj Ivànovič si avvicinò alla scultura che gli avevo portato. Io non sono scultore e sono quaranta anni che non mi occupo di scultura.
Penso che invece del talento di scultore avessi un furore tranquillo, un’ispirazione di tre minuti. Ho portato le mie opere a Nikolàj Ivànovič Kul’bin non in gesso, ma direttamente in creta. Ho parlato con lui. Mi ha detto, com’era sua abitudine allora:
«Voi siete un genio.»
Com’era mia abitudine allora, non mi stupii e risposi tranquillo:
«Che prove ne avete?»

[Viktor Šklovskij, C’era una volta, traduzione di Sergio Leone, Milano, il Saggiatore 1968, pp. 132-133]

I passeggeri-pensieri

venerdì 30 Gennaio 2015

Viktor Šklovskij, C'era una volta

I suoi libri, non grandi per volume, sono pieni di osservazioni, come un treno sui binari. I passeggeri-pensieri hanno riempito tutti i posti dei vagoni, sono sospesi tra i vagoni, aggrappati ai predellini. Non tutti e non sempre fanno lo stesso itinerario.
Ci sono quelli che hanno sbagliato treno.

[Viktor Šklovskij, C’era una volta, traduzione di Sergio Leone, Milano, il Saggiatore 1968, pp. 150]