Irsuta e selvatica
[Sempre in quel cd lì c’era questa cosa qui che poi è andata a finire dentro un romanzo che si chiama Gli scarti, se non mi sbaglio]
È uscito un libro di Natalìa Ginzburg che si intitola È difficile parlare di sé. C’è scritto che gli scrittori hanno tutti paura di essere inutili. Loro, secondo la Ginzburg, hanno tutti bisogno di qualcuno da fargli legger le cose che scrivono per sentirsi dire che non sono inutili, e lei in quel libro lì lei dice che lei ce n’ha quattro, di queste persone, incluso suo figlio. Suo figlio, dice la Ginzburg, quando lei gli dà le sue cose da leggere lui legge, poi comincia a coprirla di insulti e di contumelie. La cosa strana, è che questi insulti queste contumelie non la feriscono, le viene da ridere, quando suo figlio legge le sue cose e comincia a coprirla di insulti e di contumelie. E la cosa ancora più strana è che anche al figlio, di Natalìa Ginzburg, quando copre Natalìa Ginzburg di insulti di contumelie gli viene da ridere. Ma anche se ride non smette mica, dice la Ginzburg. Il riso e l’allegria sprizzano dai suoi occhi di carbone, dalla sua testa nera irsuta e selvatica, e intanto mi copre di insulti e di contumelie. Credo che insultarmi sia uno dei piaceri della sua vita dice la Ginzburg. Ascoltare i suoi insulti è certo uno dei miei piaceri, dice.