venerdì 9 Marzo 2018

Anche il telefono, vigliacco se squillava una volta. Non squillava mai. Io vedevo gli altri che hanno sempre il telefono in mano e dei messaggi quando non ci sono, si vede che qualcuno li chiama. Io delle volte mi mettevo a guardare il mio telefono sul tavolino e continuavo a osservarlo fino a che lui non si restringeva così tanto da prendere la forma di un atomo. Lo vedevo che si restringeva e restringeva come per voler scomparire da questa terra, ma non poteva andarsene del tutto perché nulla si distrugge e ci rimaneva un atomo sul tavolino che sembrava un granello di polvere. Un atomo con la forma del mio telefono. Un atono con la cornetta riconoscibile. Era lì, muta, ma la vedevo. Delle volte la guardavo per un’ora e avevo l’impressione che stesse per suonare ma poi non lo faceva. Allora la tiravo su anche se non aveva suonato e poi mi dicevo: No.
Un giorno ho anche mandato a chiamare un tecnico della compagna telefonica per fargli dare un’occhiata. Dagli un’occhiata, gli ho detto, non suona mai. Lui ha tirato su la cornetta e ha detto: Il segnale si sente tuttavia. Poi ha provato a telefonare in ditta e loro gli hanno risposto. Mi sembra che non ci sia nessun problema, ha detto. Sei sicuro? gli ho detto, o è come quando si ha il mal di dente che mentre si va dal dentista il mal di denti passa. Sono sicuro, ha detto lui. Com’è che non suona mai? Lui è rimasto lì che non sapeva cosa rispondere.
[Daniele Benati, Cani dell’inferno, Macerata, Quodlibet 2018, p. 25]
martedì 7 Febbraio 2017

Ma non avevo ancora fatto due passi che ho sentito qualcuno che mi chiamava Ehi Joe! Io mi son voltato anche se quello non era il mio nome e ho visto che dall’altra parte della strada c’era un tipo imbacuccato in un passamontagna che ha cominciato a dire: E tutti quelli là dove sono andati a finire? Cosa fanno adesso? Poi è stato zitto come per aspettare una risposta che evidentemente pretendeva da me, dato che c’ero solo io in quel punto della strada. Dove sono andati a finire tutti quelli là? ha continuato a dire con un tono di voce da cui ora trapelava anche un filo di sarcasmo. Stavolta aveva puntato il braccio verso di me e pareva richiedere una risposta veloce perché non aveva tempo da perdere. Dici a me? gli ho detto. Un po’ mi faceva paura con quel passamontagna che lo rendeva simile a un rapinatore. Dico a te, dico a te, dove sono andati a finire tutti quelli là? Quelli là chi? gli ho detto. Dai che lo sai… tutti quelli là, quand’eri giovane, ti ricordi? dove sono andati a finire adesso? Ma chi? gli ho tornato a chiedere, tu m’hai preso per un altro. Dentro di me però avevo già cominciato a pensare che doveva essere uno squilibrato. Poi s’è tolto il passamontagna e ha detto: Non ti ricordi di me? Io l’ho guardato e non mi ricordavo. E intanto s’era messo a attraversar la strada. Non mi dice niente la tua faccia gli ho detto. E lui: Ma come! Non ti ricordi quando sei venuto a vedere gli scavi del tunnel che c’era un operaio seduto su una tubatura col casco in testa? Non mi ricordo, gli ho detto, che scavi? E lui: Non ti che c’era un operaio seduto su una tubatura che t’ha mandato via? Non mi ricordo. Doveva avermi preso per un altro e gliel’ho tornato a dire ma lui continuava a insistere: Eri venuto a vedere gli scavi del tunnel e un operaio ti voleva spaccar la testa, non ti ricordi? Un operaio seduto su una tubatura. Un operaio che mi voleva spaccar la testa? Non mi risulta. Intanto mi era venuto vicino e sentivo che puzzava di vodka. Il troppo bere lo aveva fatto diventar strabico e quando ha riaperto la bocca mi sembrava che stesse parlando con un altro. E allora dove sono andati a finire tutti quelli là? a tornato a dire, dove sono andati a finire tutti quei filosofi e quei poeti di tanti anni fa?
[Daniele Benati, Cani dell’inferno, Milano, Feltrinelli, pp. 84-85]
mercoledì 11 Febbraio 2015

[Ho trovato, in un cd che credevo di aver perso, delle cose vecchie, come questa che è uscita sull’Indice nel 2003]
Una volta parlavo con uno di Feltrinelli, mi ha chiesto chi conoscessi dei loro autori, io gli ho detto Benati. Ah, che grande artista, mi ha detto lui. Guardi, gli ho detto io, io quando Benati parla di letteratura, è uno dei pochi che lo starei a sentire per delle ore, la maggior parte delle idee di teoria della letteratura che ho mi vengono da lui, gli ho detto, per esempio la pigrizia della lingua, pensi a ricco sfondato, gli ho detto, perché un ricco è sempre sfondato? Ah, mi ha detto lui, non sapevo che Benati fosse anche un esperto di letteratura, di pittura con lui ne ho parlato spesso, di letteratura poco. No, gli ho detto io, lei parla di Davide, io parlo di Daniele, suo fratello. Continua a leggere »
martedì 1 Dicembre 2009
Mercoledì 7 aprile,
a Coviolo di Reggio Emilia,
a Villa Levi,
in via Fratelli Rosselli, 107
alle ore 21:00
lettura da Cani dell’inferno,
di Daniele Benati
con Daniele Benati
e Mirco Ghiarardini