C’è chi taglia e cuce brache, chi i leoni addestra in gabbia

domenica 6 Dicembre 2015

Marco Malvaldi, Buchi nella sabbia

Quando io ero piccolo i libri gialli eran libri che non si vendevano quasi nelle librerie, si vendevano prevalentemente nelle edicole, e se un italiano scriveva un giallo, sceglieva spesso uno pseudonimo americano, come succede adesso coi romanzi rosa, mi dicono, come se i romanzi gialli non fossero considerati romanzi che facevano parte, a pieno titolo, della nostra tradizione letteraria.
Io, devo dire, avevo, da appassionato di letteratura russa, un atteggiamento snobistico, nei confronti dei gialli, non mi sembravano all’altezza di quel che piaceva a me, la vera letteratura, e mi ricordo che mi era molto piaciuto, una volta, un libraio di Campobasso che condivideva con me questo fastidio per l’inarrestabile successo dei gialli e che mi aveva detto che quando un lettore entrava nella sua libreria e gli chiedeva «Mi consiglia un bel giallo?» lui gli dava Delitto e castigo, di Dostoevskij.
Che era stata una cosa che subito aveva soddisfatto il mio snobismo, ma dopo, a pensarci, l’aveva messo un po’ in crisi perché il comportamento di quel libraio significava, tra le altre cose, che anche Delitto e castigo, era un giallo, cioè che il pedale della trama, la curiosità su come finisce il delitto di Raskol’nikov, lo prendono o non lo prendono?, erano un pedale sul quale Dostoevskij aveva giocato e una curiosità alla quale anch’io, come lettore, avevo soggiaciuto, se così si può dire. Continua a leggere »

Quando siamo bambini

giovedì 12 Novembre 2015

Marco Malvaldi, Buchi nella sabbia

Il problema del crescere, pensava Bartolomeo Cantalamessa guardando il tenore Balestrieri stravaccato in poltrona, è perdere la propria eccezionalità.
Quando siamo bambini, ogni piccolo gesto banale è una conquista, sia reale che percepita; siamo circondati da persone che ci applaudono quando muoviamo i primi passi, vanno in estasi quando finiamo tutta la pappa e riescono ad entusiasmarsi anche dei nostri escrementi. Poi, fatalmente, si cresce, e questo entusiasmo piano piano sfuma. Ci sono persone che riescono ad accettarlo, e sono la maggioranza. Ci sono persone che non riescono ad accettarlo, e sono i cantanti lirici.
Il mondo, per Ruggero Balestrieri, si divideva in due parti nette e ben distinte. Da una parte il tenore Ruggero Balestrieri, da quell’altra i restanti abitanti del pianeta. Entrambe le parti avevano uno scopo ben preciso: il tenore Ruggero Balestrieri, cantare. Il resto del mondo, adorare il tenore Ruggero Balestrieri.

[Marco Malvaldi, Buchi nella sabbia, Palermo, Sellerio 2015, pp. 23-24]