Rivoluzioni
Ogni tanto, una volta ogni dieci giorni, mi arriva una telefonata dalla rispettabilissima redazione del Foglio.
Qualche settimana fa, per esempio, mi hanno telefonato mi han chiesto se gli scrivevo sedicimila caratteri sul cambiamento di Monti.
Che io tra me e me avevo pensato: “Ma è cambiato, Monti?”.
Dopo, il pezzo sul cambiamento di Monti gliel’avevo scritto, anche se non avevo parlato tantissimo, di Monti, in quel pezzo lì.
Una settimana dopo, per fare un altro esempio, mi hanno telefonato mi han chiesto se gli scrivevo un pezzo di sedicimila caratteri sul ritorno di Berlusconi.
Che io tra me e me avevo pensato “Ma è tornato, Berlusconi?”.
Dopo, il pezzo sul ritorno di Berlusconi gliel’avevo scritto, anche se non avevo parlato tantissimo di Berlusconi, in quel pezzo lì.
L’altro giorno, invece, il 26 di febbraio, mi hanno telefonato mi han chiesto se gli scrivevo sedicimila caratteri sulla rivoluzione a cinque stelle. Che io tra me e me avevo pensato “C’è stata una rivoluzione?”.
E intanto però gli dicevo «Sì, sì. Va bene». Che io, non so perché, gli dico sempre di sì, alla rispettabilissima redazione del Foglio. Anzi, lo so, il perché, però non lo dico.
Era, me lo ricordo benissimo, il 26 di febbraio, martedì scorso, e me lo ricordo bene perché il giorno prima era il giorno che avevo svitato il mio stenditoio a soffitto e pensavo, intanto che svitavo, «Guarda un po’ qua: oggi, 25 febbraio 2013, è il giorno che smonto il mio stenditoio a soffitto, che l’ho montato quando sono entrato in questo appartamento, quasi tre anni fa, e adesso il mio bagno, senza vasca, che ho tolto ierilatro, e senza stenditoio a soffitto, è tutta un’altra cosa». Continua a leggere »