Le pietre d’incanto
[Metto qua sotto un discorso che ho fatto l’altro giorno a Reggio Emilia, che rielabora due discorsi precedenti e dove, comunque, ci saranno un sacco di refusi]
Le pietre d’incanto
discorso su Auschwitz che comincia a Reggio Emilia
pronunciato a Reggio Emilia
nella sala stampa del teatro Valli
l’8 dicembre del 2014
Buongiorno.
Sono contento quando vengo a Reggio Emilia, e mi piace molto venire in questo teatro, e sono contento che l’istoreco mi abbia invitato a collaborae per il viaggio della memoria di quest’anno e a chiudere questa passeggiata per la città che abbiamo appena fatto e dove ci hanno raccontato dove sarenno messe le pietre d’inciampo che stanno per essere posate, cioè nei posti dove, l’8 dicembre del 1943 alcuni ebrei reggiani sono stati arrestati perché erano colpevoli di essere ebrei.
Allora, premetto che siccome quest’anno, praticamente, questa è la prima cosa che facciamo, non abbaimo ancora cominciato a lavorare, mi sono sentito autorizzato a rielaborare dei lavorai che avevo fatto nel 2009 con Istoerco e negli anni successivi con La fondazione Fossoli, con i quali sono stato ad Auschwitz per qualche anno.
Dopo, stamattina, intanto che sentivo gli storici delli’istoreco che parlavano delle pietre d’inciampo, a me è venuto in mente che questo discorso forse era meglio cambiargli titolo, perché io pensavo di chiamarlo L’incanto, invece forse è bene chiamarlo Le pietre d’incanto, perché io immagino che alcune di queste pietre produrran dell’incanto, che l’incanto uno non lo direbbe mai, che lo trova.
Cioè il momento prima di trovare l’incanto non ti succede mai che pensi Ecco io adesso, tra un momento, trovo l’incanto.
Se no era troppo facile.
Non so se si capisce.
Adesso mi spiego.
AlIora io, sabato mattina, quando sono arrivato a casa, ho acceso computer, dovevo cominciare a scrivere questo discorso, solo che il computer non si è acceso, mi è apparsa una specie di cartella grigia con un punto interrogativo lampeggiante. Allora cos’ho fatto, ho spento il computer, l’ho riacceso, mi è riapparsa una cartella grigia con un punto interrogativo lampeggiante.
Ho fatto così sei o sette volte, dopo ho pensato che non è che potevo andare avanti tutto il giorno a accendere e spegnere il computer, dovevo anche andare a correre, allora sono andato a correre, quando son tornato da correre ho acceso il computer, cartella grigia con punto interrogativo lampeggiante.
Allora ho fatto una commissione, dovevo andare nella scuola di mia figlia ad aiutare a mettere le luci per la festa di natale, dopo ho fatto una minima spesa, sono andato a mangiare, ho chiesto alla mamma di mia figlia, che lei, di computer, ne sa più di me, se provava a vedere se riusciva ad accenderlo, niente da fare, non c’è riuscita.
Non mi andava più il mio computer.
Che è stata una cosa, da un certo punto di vista, incantevole, una solitudine, senza il mio computer, ci son delle solitudini che hanno un buon odore e quella lì, mi è sembrato, era una di quelle si stava anche bene, senza computer, l’unico problema era che, entro lunedì mattina, avrei dovuto scrivere questo disccrso, è vero che era sabato potevo andare a farlo riparare solo che non potevo, che erano già quasi le due, dovevo pulire in casa mia che la sera sarebbe venuto un amico di mia figlia a dormirci, che io quella notte avrei dormito a Milano, e poi dovevo appunto andare a Milnao avevo un treno che partiva alle sedici e trentotto, non c’era mica tanto da ballare, e allora come ho fatto, vi chiederete.
Ho preso un altro computer.
Ne ho altri due.
Ho usato uno di quelli.
Un computer vecchio del 2009 che però è venuto buono perché era il computer con il quale avevo lavorato a un altro lavoro che avevo fatto con l’istoreco, lavoro che si chiamava Hai sentito che storia ed era una specie di audioguida ai luoghi reggiani della resistenza, alcuni dei quelli son quelli che abbiamo visto oggi e che io ho visto per la prima volta allora, cioè li avevo già guardati ma non li avevo visti. Non so se si capisce.
Io per esempio, qui, la via Emiila, quella parte della via Emilia che si chiama Via Emilia Santo Stefano, c’è una stradina, che si apre tra i negozi Cimurri uomo e La griglia (macelleria e gastronomia) che si chiama via dell’aquila e all’ingresso di questa stradina, fino a qualche anno fa si vedevano ancora dei cardini, segno che lì, tempo prima, c’era un portone. Il portone c’era stato messo in seguito a una bolla papale, la bolla Cum nimis absurdum emanata da papa Paolo IV il 14 luglio 1455.
Cum nimis absurdum significa Poiché è oltremodo assurdo, e sono le prime parole della bolla, che fa così: Continua a leggere »