Biblioteca civica di Parma
Il 12 dicembre vado alla biblioteca civica di Parma a fare il bibliotecario, per tre ore. Mi hanno chiesto di scrivere un breve testo sui libri che mi sono piaciuti, lo incollo qua sotto.
Il primo libro che ho letto, il primo libro da grandi, è un libro che io fino a pochi anni fa pensavo che l’avesse scritto un uomo, invece l’aveva scritto una donna, Harper Lee, e il libro si intitola Il buio oltre la siepe, e io non mi ricordo quanti anni avevo, di preciso, mi ricordo che ero seduto davanti a casa di mia nonna su una sedia arancione, mi ricordo il cantar di mia nonna dalla cucina, mi ricordo mio babbo che passava con dei secchi di calce, mi ricordo la luce che c’era nel cielo e mi ricordo l’incanto di un libro senza figure dove dentro c’erano tante di quelle figure che a disegnarle tutte ci volevan degli anni.
E la sopresa del fatto che io, a sprofondarmi nel libro, non ero fuori dal mondo, ero dentro, nel mondo.
Questa cosa a me poi è successa con tutti i libri che mi son poi piaciuti: mi ricordo, preciso, il silenzio che c’era alla biblioteca Guanda di Parma quando ho letto la prima poesia di Chlebnikov che ho letto nella mia vita: «Quando stanno morendo, i cavalli respirano, / Quando stanno morendo, le erbe si seccano, / Quando stanno morendo, i soli si bruciano, / Quando stanno morendo, gli uomini cantano delle canzoni».
E mi ricordo la mia cameretta di Mosca, in ulica Trofimoviča, dietro al Cremlino, e il fresco del piumino d’oca che mi copriva quando ho letto questa frase di Mosca – Petuški, di Venedikt Erofeev: «E così per tutta la vita. Per tutta la vita incombe su di me questo incubo, un incubo che si traduce nel fatto che ti capiscono non al contrario, no, al contrario sarebbe ancora niente, ma proprio perfettamente a rovescio, vale a dire, del tutto suinamente, vale a dire, antinomicamente». Continua a leggere »