Il favorito tra i favoriti
Ho già regalato questo libro a ventiquattro persone. Tra loro ci sono un poliziotto, un’addetta alle pulizie, una professoressa, il figlio di un mio cugino. Quest’ultimo si è diplomato l’anno scorso in un istituto tecnico. Un giorno è passato a trovarmi. Alla vista della mia libreria, dopo essersene uscito con un classico: «Hai letto t-u-t-t-i questi libri?» confessò di non averne mai letto uno. A scuola se l’era sempre cavata con i riassunti. «Magari ne avrei letto qualcuno» disse, «ma nella mia scuola vigeva la regola che chiunque fosse sorpreso a leggere veniva irrimediabilmente coperto di ridicolo: che razza di sfigato! Ma guardatelo, legge un libro! proprio un frocio fatto e finito!»
«Perché hai cominciato a leggere libri?» mi chiese d’un tratto, ed è la domanda che reputo la più interessante che mi sia mai stata posta.
«Perché mi sono sembrati più intelligenti delle persone che conoscevo allora»
«Consigliamene uno per cominciare»
E così, come a tanti altri prima e dopo di lui, gli diedi una copia de La morte dei caprioli belli, il mio favorito tra i favoriti.
Quelli che l’avevano ricevuto, mi chiamavano poi sbalorditi. «È il libro più antidepressivo del mondo» annunciavano (tutti all’infuori del figlio di mio cugino, che non aveva confronti).
[Mariusz Szczygieł, Postfazione, in Ota Pavel, La morte dei caprioli belli, traduzione di Barbara Zane, Rovereto, Keller 2013, p. 147-148]