lunedì 16 Novembre 2020

Milan-Lewski Sofia cinque a uno, due gol di Anquilletti, roba da almanacco. Malatrasi a terra, sbregato di brutto dai tacchetti, calzettone e parastinco lacerati e sotto un taglio profondo. Arriva Rocco, vede la ferita e dice all’arbitro, francese: «Arbitro, guardi qui, o ci protegge o picchiamo anche noi». Risposta: «Monsieur Rocco, s’il vous plaît». «S’il vous plaît te sarà ti, muso de cul».
[Ginko Monti, medico del Milan, in Gigi Garanzini, Nereo Rocco. La leggenda del paròn, Milano, Baldini & Castoldi 1999, p. 125]
mercoledì 23 Dicembre 2015

Se vi è un paese ove i furti e gli assassinii siano frequenti, questi è Napoli.
Se vi è un paese ove i furti e gli assassinii restino impuniti, è in Napoli.
Noi non diremo, come qualche persona male intenzionata non esita, che l’impunità dei ladri e degli assassini napolitani discende da una associazione segreta fra gli uomini della polizia e gli uomini di rapina. Noi diremo soltanto che i prefetti di polizia, scelti a caso e senza vocazione per le funzioni che sono chiamati ad adempire, mancano di attitudine per il loro stato, e particolarmente di quella facoltà speciale che chiamasi analisi.
Certo il nome di Spaventa è un bel nome per un prefetto di polizia, ma un nome non basta per far paura ai ladri.
Questo nome mi ricorda quei buoni cinesi i quali, nelle loro prime guerre contro gli inglesi e noi, avevano creduto essere sufficiente il far dipingere dei dragoni sopra le loro bandiere e di spiegare queste bandiere agli avamposti per impedire gli attacchi e le avanzate.
[Alexandre Dumas, L’assassinio di Rue Saint-Roch, a cura di Ugo Cundari, Milano, Baldini & Castoldi 2015, pp. 11-12]
venerdì 24 Ottobre 2008

Ho letto l’altro giorno, alla scuola elementare di scrittura emiliana, un pezzetto di un libro di una decina di anni fa di Marco Franzoso, Westwood dj.
Mi piace copiarlo qua sotto, si intitola epistolario.
Caro Westwood,
t’ho vedùo, a l’Eneide, en consolle, e me sei piasùo. T’ho anca vedùo a l’Excalibur, sempre en consolle, e anca lì me sei piasùo. Poi t’ho vedùo a lo Stranger de Mestre, e lì non me sei piasùo, ch’io te salutavo e ti me facevi i corni.
Parché me facevi i corni, Westwood?, che io te seguo sempre ovunque vai e parlo bén de ti a tute le compagne de classe? Eh?
Caro Westwood,
doe setimane fa me son permessa de disturbarte co’ ‘na letera forse tropo personale ma par mi importante. Anzi, importantìsima. Se la letera era tropo personale, io me scuso. Se t’ho imbaraza’, io me scuso. Comunque, ti sei el mio idolo e mi te rispeto e t’amiro anca par questo. Te sei tuto par mi, e io non so’ niente par ti, al massimo ‘na ragassina che bala in pista.
Te ricordi de mi?, quea sera a lo Stranger de Mestre, che bevevi un gin-lemon col Mirko e io te son venuta a saluda’ e ti m’hai ditto: «Ciau, a ti te vedo sempre, ma chi sei?» e quindi ti me conossi, è chiaro, e m’avevi notato, giusti? E alora, parché quea volta dopo, sempre a lo Stranger, invece de salutarme continuavi a farme i corni? È el tuo modo par dirme che un poco mi te piaccio ma nol voi farmelo capire sul posto del lavoro? Sciogli te prego questo dubio e non aver paura, Westwood, de ferirme, se non te piaccio.
Ciau.
Caro Westwood,
io è tre volte che mando biglieti su biglieti, e ti non te degni de rispondere nianca ‘na riga par dirme «Ciau bestia»?
Nianca «Ciau bestia» ti vol dirme?
Caro Westwood,
Natascia me ha deto che tì sei un po’ frocio. L’è veri?
Secondo mi non l’è veri, ma de sicuro ti sei un cafòn, parché io t’ho scrito già quattro biglietti gentilissimi e ti non hai risposto a nessuno. Aténto Westwood, che mi so’ bona e cara, ma la maleducaziòn non la sopòrto Te convién risponderme, Westwood. Crédime.
Westwood,
veramente, hai rotto i cojoni! Preparate, ziocane!, al peggio! Io t’ho avvisa’!