Avevo proprio l’intenzione di riabilitarmi

domenica 25 Agosto 2013

montaldi, autobiografie della leggera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1940 ero a lavorare sopra una barca della navigazione fluviale del Po e avevo proprio l’intenzione di riabilitarmi, ma mi è successo che una sera del mese di ottobre finito di lavorare mi recai al Dazio dove cè un esercizio di generi alimentari e avendo bisogno di una candela perché nella barca dove dormivo non c’è la luce elettrica, e lì al Dazio cè un’osteria ed entrai a bevere un bicchiere di vino, e mi sedetti ad un tavolo e dopo pochi minuti entrò due miei amici che mi salutarono, bevettero mezzo litro di vino in piedi e poi se ne sono andati, era buio perché in tempo di guerra cera l’oscurità, e fuori dell’osteria vi era due biciclette appogiate al muro di due agenti del Dazio, e quando sono usciti dell’osteria non cerano più, allora i Dazieri sono venuti lì da mè e con fare alterato uno mi disse chi erano quei due che ti anno salutato? Io compresi che era sucesso qualche cosa, ma cosa potevo rispondere io? Potevo io dire chi sono? e se altri avessero rubate le due biciclette, e se dicevo chi sono potevo compromettere due innocenti, e se erano stati loro passavo come spia, e allora gli dissi che non li conosco, e allora telefonarono ai Carabinieri di Porta Po, e mi arrestarono perché non dovevo salutare due che non conosco, e mi anno denunciato per concorso nel furto di due biciclette, ma al processo fui assolto perché il fatto non costituisce reato e le biciclette non le hanno più trovate.

[Teuta, Storia del domicilio coatto, in Danilo Montaldi, Autobiografie della leggera, Milano, Bompiani 2012, p. 273]

Quella parola che si chiama legge

venerdì 26 Luglio 2013

montaldi, autobiografie della leggera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo è il lamento di un uomo che grida vendetta alla società perché verso di me fu ingiusta e anche verso mio nonno e mio padre loro non avevano la capacità di descriverla la sua lunga odissea della vita pensai io a metterla in luce e lasciarla in eredità alle nuove generazioni perché se ne facciano un concetto di quello che avviene nella società è solo l’oro che fa commettere gli errori verso quella parola che si chiama legge.
Ma il progresso continua e giunto alla meta via preti via frati via guardie cosa sono le guardie sono figli del popolo ed una lunga catena di magnacci per dissanguare il popolo e far divertire i borghesi i baroni i conti si servirono ancora dei figli del popolo per farne di suo scudo chiamandoli bravi e dai bravi nacquero i cavaglieri d’avventura nacquero le guardie ed infine i soldati coi soldati imposero le leggi per soffocare gli scandali fecero fare le guerre dopo le guerre fu la nascita dei partiti e dai partiti vi fu il fiore dei traditori che non termina mai da rifiorire.

[Orlando P., Descrizione della mia vita, in Danilo Montaldi, Autobiografie della leggera, Milano, Bompiani 2012, p. 239-240]

Si curavano queste bronchiti

lunedì 1 Luglio 2013

montaldi, autobiografie della leggera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È rimasta in casa due o tre giorni e poi è stata portata in un manicomio perché belle un’altra volta aveva tentato di togliersi la vita avvelenandosi con un quarto di tintura d’odio che quarant’anni fa non era raffinata come adesso.
La causa di questa cosa era l’abbandono del marito che aveva venduto tutti i beni della mamma e poi era andato in America, e lei vedendosi con più niente aveva cominciato a darsi all’abbandono, allora fra terre e case assommava a una soma di lire cinquantamila di una volta. Era una bella donna, a parte tutto, ma lui che faceva il mediatore l’aveva sposata per interesse. Da loro due nacque un altro maschio che poi, mia madre, il bambino non era tanto robusto, andava soggetto a bronchiti e a quell’epoca si curavano queste bronchiti con delle bottiglie di vetro d’acqua calda e insomma morì cotto, bruciacchiato in conseguenza delle scottature.

[Cicci, Il pro e il contro di due vite, in Danilo Montaldi, Autobiografie della leggera, Milano, Bompiani 2012, p. 305]

Non ha mai avuto disordinazioni

martedì 18 Giugno 2013

montaldi, autobiografie della leggera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da miei conoscenti, gente che ha letto molto, mi è stato riferito che degli sienziati del pensiero e dell’animo umano, che la maggior parte degli appartenenti alla malavita muoiono per il mal di cuore per le paure l’orgasmo provato nel compiere i reati contro la proprietà e le persone. Questa statistica secondo la mia esperienza è errata. Molti miei amici sono morti di fame freddo e stenti, senza letto d’inverno. Il mio cuore non ha mai avuto disordinazioni mentre facevo delle cose non ammesse dalla legge, ma ammesse dal mio bisogno corporale e do qualche esempio: trovandomi un giorno scoperto all’alba in un studio di una fabbrica di birra, con altri due miei compagni appropriandosi di medaglie di oro che vi si trovavano in quadro fummo scoperti da due agenti che introdussero una luce della strada da una finestra, a quella vista siamo usciti nel cortile per uscirne dalla porta dell’abitazione ma il «palo» aveva chiuso la porta per non fare entrare le due «piante» (agenti) così allora ci infilammo per le scale e siamo saliti sopra i tetti vicino vi erano altre case più basse così si siamo portati su quei tetti finché si raggiunse una casa ad un piano dall’altezza di circa una decina di metri in un angolo vi si trovava un palo della luce tenuto da un bracciale di ferro dalla distanza di circa una cinquantina di centimetri dal numero dell’abitazione, la decizione fu una il calarsi sulla strada da quella parte, essendo che da dove si era venuti non si poteva essendo che agli agenti si erano uniti gli inquilini delle case svegliatesi dagli spari fatti dagli agenti, io fui l’ultimo a discendere proprio nel mentre che uno degli agenti si presentava al lucernario, a questo punto con la mia calma mi presi il palo e cominciai la mia discesa, giunto a terra ce la siamo dati a gambe e giunti al punto dove vi si trovava i nostri mezzi (biciclette) siamo arrivati a Nuvolara abbiamo venduto il ricavato che si potè raccogliere e l’abbiamo finita la nostra avventura con un buon pasto fra le risate dell’avventura accorsaci, senza come dico aver provato emozioni e disturbi al cuore, il cuore soffriva quando se la faceva «bianca» e così potrei citarne diverse.

[dopo degli anni che non si trovava più, hanno ristampato questo libro bellissimo]

[Bigoncia, Le mie memorie, in Danilo Montaldi, Autobiografie della leggera, Milano, Bompiani 2012, pp. 500-501]

Bigoncia

giovedì 16 Luglio 2009

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Il 1904 nel mese di Luglio, periodo di vacanze scolastiche, mio padre mi fece chiudere in collegio (Patronato figli del popolo ora Sfondrati) io poco intendevo questa disciplina impostami e così mi ribellavo ad ogni sermione fattomi dai commessi, tanto che un giorno trovatomi in portineria, perché venuta mia madre a farmi visita, vista la porta aperta invece di recarmi nella sala del colloquio infilai la porta e mi misi a correre finché raggiunsi casa. Mio padre appena vistomi intuì subito ciò che combinai e non ascoltandomi i miei pianti e lamenti mi prese per un braccio e mi riportò di dove ero venuto.

[Bigoncia, Le mie memorie, in Danilo Montaldi, Autobiografie della leggera. Emarginati, balordi, ribelli raccontano la loro storia, Milano, Bompiani 1998, p. 297]