Un’isola senza mare
Nelle prime pagine del romanzo di Marco Missiroli Atti osceni in luogo privato, appena uscito per Feltrinelli, al protagonista succede che: «avevo saputo come andava il mondo e come sarebbe andata la mia vita» (a pag. 16). Che «ebbi il più inaspettato e misericordioso dei battesimi» (a pag. 19). Che «quando arrivammo a destinazione avevo sconfitto la solitudine» (a pag. 21). Che «Fu il momento che decise il mio destino» (è quando esce l’asso di spade intanto che la mamma gli sta leggendo le carte, a pag. 26). Che «Compresi definitivamente che l’estetica contava quanto il fattore ormonale» (a pag. 34). Che i libri «avevano iniziato a mettermi al mondo» (a pag. 48). Che «Papa Hemingway e Don Mario Vargas Llosa» gli insegnano «l’arte della seduzione» (a pagina 52). Che decide «cosa avrei fatto del mio avvenire» (a pag. 63).
Il libro è una piccola collezione di momenti memorabili, di svolte epocali individuate con grande esattezza e che ricostruiscono la vita del protagonista, che si chiama Libero e ha una mamma che lo chiama «Ometto di mondo» e che, a pag. 18, gli dice: «Sai cosa fa andare bene l’umanità, ometto di mondo? Il silenzio, il maquillage e Dio».
Il padre, che lo chiama «Cher Libero», nella stessa pagina spiega al figlio «perché la religione era la più grande illusion dell’uomo». «Per due motivi, cher Libero. Primo: Dio non si è mai fatto vedere per confermare la sua presenza. Secondo: nessuno è mai tornato da morto per confermare la presenza di Dio».
Quando Libero conosce l’amica di un amico dei suoi genitori, che lo chiama Grand Liberò e che gli chiede se ha amici a Parigi, lui risponde «che no, ero un’isola senza mare. Un’isola senza mare. Era una frase che papà mi aveva consigliato per tramortire le donne». Continua a leggere »