mercoledì 8 Febbraio 2023
Da qualche parte Goethe afferma che non si può creare nulla di significativo in una lingua straniera – il che mi è sempre parso inesatto. Scrivere versi è già tradurre per questo non capisco quando si parla di poeti francesi o russi. Un poeta può scrivere in francese, ma non può essere un poeta francese. È ridicolo. Io non sono un poeta russo, e mi stupisco sempre quando così mi considerano e definiscono. Si diventa poeti proprio per non essere francesi o russi. Per essere – tutto.
[Marina Cvetaeva, dallo spettacolo di Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi Nell’impero delle misure]
giovedì 14 Febbraio 2019
Giovedì 14 febbraio,
a Bologna,
all’Ateliersi,
in via San Vitale 69,
alle 21,
Mosca – Petuški,
di Venedikt Erofeev
(ingresso 5 euro con un bicchiere di vino
o un analcolico)
mercoledì 30 Novembre 2016
Sabato 4 marzo, a Bologna, all’Atelier sì, in via San Vitale, 69, alle 18 e 30, ci sarà un incontro tra quelli che hanno scritto i repertori dei matti delle città di Bologna, Milano, Torino, Roma, Cagliari, Parma, Livorno, il repertorio dei pazzi della città di Andria e i (pubblicandi) repertori dei matti della città di Lucera e di Reggio Emilia che racconteranno, quelli che vogliono, com’è stato scriverli.
E alle 19 e 30, sempre all’Atelier sì, in caffetteria, si potrà bene un aperitivo.
E alle 21, sempre all’atelier sì ci sarà una lettura, che durerà un’ora circa e che si intitola: I repertori dei matti delle città di Bologna, Milano, Torino, Roma, Cagliari, Parma, Livorno, il repertorio dei pazzi della città di Andria e i (pubblicandi) repertori dei matti della città di Lucera e di Reggio Emilia: che differenze? Che affinità? Che insegnamento trarre da questo incontro? Che io, quando faccio queste letture dei matti non so mai come finirle e ieri, ero in palestra che aspettavo che la Battaglia venisse fuori dal suo allenamento di pallavolo, mi è venuto in mente un finale patetico e populista che forse potrebbe anche andar bene, mi son detto ieri.
lunedì 8 Febbraio 2016
[Ci sono ancora tre giorni per iscriversi alla scuola elementare di scrittura emiliana e letteratura russa che comincia tra poco a Atelier sì (clic) dove si fanno le cose che si dicon qua sotto]
La prima scuola elementare di letteratura emiliana è stata organizzata a Reggio Emilia nel 2006, dieci anni fa, nei locali dell’Arci di Reggio Emilia; eravamo in tre maestri, se così si può dire, Daniele Benati, Ugo Cornia e io.
Poi, nel 2008, ho cominciato a fare la scuola a Bologna, alla Modo infoshop, in via Mascarella e ho continuato fino al 2015 e adesso, nel 2016, proviamo a farla a Atelier Sì, in via San Vitale.
È una scuola dove, in sostanza, si insegna che si può scrivere anche male, cioè si insegna che la lingua letteraria non è necessariamente una lingua colta, non è necessariamente diversa dalla lingua che parliamo tutti i giorni e che tutti i giorni sentiamo parlare per strada, sui treni o sugli autobus, e che anche con una lingua umile, povera, sgrammaticata, magari, si possono fare delle cose non brutte.
La letteratura russa dell’otto e del novecento è fatta, per buona parte, con una lingua del genere, e nella scuola elementare di scrittura emiliana e di letteratura russa che faremo a Atelier Sì proveremo anche a leggere dei racconti russi come Il cappotto di Gogol’ o La donne di picche di Puškin e a ragionare su come son fatti.
E, partendo dalla lezione di un critico che si chiama Viktor Šklovskij, proveremo a verificare se funziona il consiglio che dà lui quando formula la teoria dello straniamento, cioè che per scrivere bisogna guardare le cose che ci stanno intorno, anche quelle che conosciamo benissimo, come la nostra casa, o la nostra città, come se le vedessimo per la prima volta.
E verificheremo se è vero, come mi sembra, che scrivere significhi farsi crescere dentro la pancia una piccola macchina per lo stupore.
E staremo attenti agli effetti che produce il fatto di mettersi a scrivere, che mettersi a scrivere è una cosa che mi sembra produca degli effetti stranissimi, che sono stati riassunti in un’intervista che Iosif Brodskij ha rilasciato qualche anno fa a Gabriella Caramore, quando ha detto: «Non sono le circostanze a creare uno scrittore, quanto piuttosto il contrario: uno scrittore, ciò che ha scritto, crea le proprie circostanze. Gli scritti di una persona non dipendono dalla sua biografia. È la biografia che deriva dagli scritti».
lunedì 4 Gennaio 2016
Scuola elementare di letteratura russa e di scrittura emiliana: Clic
giovedì 12 Febbraio 2015
Quando devo andare in un posto di solito arrivo con mezz’ora d’anticipo, quando, come stasera, ho l’impressione di essere in ritardo, arrivo con un quarto d’ora d’anticipo, per arrivare puntuale dovrei stare malissimo, credo, sarebbe una sofferenza che la mia soglia del dolore non è attrezzata, per sopportare una cosa del genere, credo.
Dopo stasera, che ho letto Tolstoj, le Memorie di un pazzo, dal libro Tre matti, dopo che ho letto alla fine una signora è venuta dritta da me mi ha detto che lei ha appena letto Bassotuba non c’è che non le è piaciuto «Ma lei, – mi ha chiesto, – perché scrive così?».