Assenzialismo virtuale

giovedì 6 Febbraio 2014

Tra le cose che sono state scritte intorno a quel libro stupefacente che si intitola Opere complete di Learco Pignagnoli, quella che mi torna in mente più spesso l’ha scritta Ugo Cornia e individua in Pignagnoli l’iniziatore riconosciuto dell’assenzialismo. «L’assenzialismo, – ha scritto Cornia, – è un movimento che sceglie il non esserci come pratica. Perché il non esserci al posto dell’esserci? Il non esserci è la pratica quotidiana di mancare a qualsiasi evento, anche eventi minimi di una mattina qualunque, essere assenti il più possibile a se stessi, agli altri e alle cose. Se nel corso di qualsiasi evento, anche dei più banali, qualcuno chiede “C’è Pignagnoli?” la risposta inevitabile è “No, Pignagnoli non c’è”, perché Pignagnoli non c’è mai. Pignagnoli è sempre assente. Ma l’abilità, il sentire con fiuto qualsiasi situazione come situazione in cui mancare, o essere assenti, assume in Pignagnoli il valore della profezia, cioè il fatto di non esserci già prima degli altri, che invece ci saranno ancora, il che in pratica si realizzava nel non esserci di Pignagnoli per esempio a cavallo degli anni cinquanta negli stessi luoghi in cui tutti non volevano più esserci negli anni novanta, ma nel cinquanta solo Pignagnoli era assente e mancava. Di conseguenza, – dice Cornia, – sapere dove adesso non è Pignagnoli, conoscere la miriade di eventi presso i quali Pignagnoli non è già a partire da oggi o non è stato negli anni appena trascorsi, potrebbe mostrarci luoghi o eventi ai quali vorremmo mancare nel 2030, ma oggi, per una carenza di fiuto, tutti accorriamo anche senza bisogno di esser pagati», ha detto Ugo Cornia, e a me oggi in autobus è venuto da pensare che la stessa cosa, o una cosa simile, vale oggi anche in un altro senso, cioè nel senso che, io non so se Pignagnoli ha un computer, ma se avesse un computer, ecco conoscere la miriade di siti e social network nei quali Pignagnoli non è già a partire da oggi o non è stato negli anni appena trascorsi, potrebbe mostrarci siti o social network ai quali vorremmo mancare nel 2030, ma oggi, per una carenza di fiuto, tutti accorriamo anche senza bisogno di esser pagati, forse.

Il non esserci al posto dell’esserci

domenica 10 Febbraio 2013

Ci son delle mattine, delle volte, in Emilia, che c’è un’aria così limpida che ti sembra che il mondo non finisce mai, e in una mattina del genere, che ero in giro per Parma per raccogliere materiale per un libro che si dovrebbe intitolare Mo mama, sottotitolo Parma ai tempi del movimento cinque stelle, mi è suonato il telefono e ho risposto e era la rispettabilissima redazione del Foglio che mi chiedeva di scrivere sedicimila caratteri su Silvio Berlusconi.
Ero proprio sotto una statua che c’è in centro a Parma, la statua di uno che veder come è messo sembra che sia stato colpito alle spalle da un colpo d’arma da fuoco, è lì con la testa all’indietro, le mani allargate che artigliano il niente, è una statua che tutti quelli che vengono a Parma che la vedono si chiedon chi sia, è Filippo Corridoni, e a Parma, da sempre, lo chiamano l’inculato, ero lì sotto l’inculato e al rispettabilissimo redattore del Foglio che mi aveva chiesto di scrivere sedicimila caratteri su Silvio Berlusconi io avevo risposto che ci avrei provato ma dentro di me intanto avevo pensato che io, di Silvio Berlusconi, scriverne sedicimila caratteri, che per chi non si occupa di queste cose sono circa dieci pagine di un libro, cioè l’equivalente di un capitolo, io non sapevo come fare, a scrivere un capitolo su Silvio Berlusconi.
Che Silvio Berlusconi, che era ormai una trentina d’anni che era un personaggio pubblico, che se ne era parlato tanto, ecco io erano perlomeno una ventina d’anni che cercavo, se potevo, di non nominarlo. Continua a leggere »