venerdì 11 Agosto 2023

La poesia è una terribile scuola di insicurezza e incertezza. Non si sa mai se quanto si è fatto ha qualche valore, meno ancora se si sarà in grado di fare qualcosa di buono l’indomani. Se questo non ci distrugge, l’insicurezza e l’incertezza alla fine diventano nostre amiche intime, e quasi attribuiamo loro un’intelligenza autonoma.
[Iosif Brodskij, In memoria di Stephen Spender, in Profilo di Clio, traduzione di Arturo Cattaneo, Milano, Adelphi 2003, p. 278]
giovedì 28 Gennaio 2016

Se vi piace guardare i film iniziati, Cornell è il regista che fa per voi. Sono quei primi istanti di un film già cominciato e sconosciuto, con immagini assolutamente misteriose e frammenti di dialogo – prima che l’ambientazione e perfino il più vago accenno a una trama risultino evidenti – che Cornell cattura.
Cornell giuntava immagini e spezzoni di vecchi film di Hollywood trovati nelle botteghe dei rigattieri. Montava collage cinematografici guidato solo dalla poesia delle immagini. Dove tutto è ellittico. Gli attori parlano ma non sappiano a chi. Le scene sono interrotte. Quello che si ricorda sono le immagini.
Fece anche un film dal punto di vista di un busto di Mozart esposto nella vetrina di un negozio. Anche qui si ricorre alla casualità. la gente passa per strada e alcuni si fermano a guardare la vetrina. Marcel Duchamp e John Cage usano il metodo casuale per liberarsi della soggettività dell’artista. Per Cornell è l’opposto. Sottomettersi al caso è rivelare l’io e le sue ossessioni. In questo senso Cornell non è né dadaista né surrealista. Crede negli incantesimi e nella buona sorte.
[Charles Simic, Il cacciatore di immagini, traduzione di Arturo Cattaneo, Milano, Adelphi 2013 (2), pp. 97-98]