La polpetta americana

domenica 13 Gennaio 2013

Ci siete
Mio marito
Non è in casa
Ci siete
Avete mangiato
La polpetta americana
Non vi ha fatto male
Come va la digestione
Siete robusti
Accidenti che salute
A me mio marito
Mi portava la domenica
Quando aveva ancora
La patente
E la macchina
Roba tedesca
Zan zan
Contanti
Al vero ristorante
Anche il pesce
Che poi io
Il pesce è una roba
Che mi manda
Più che altro risotto
Stitichezza
Che a una certa età
Ci siete
Lo so che ci siete
Perché non andate
A fare un giro
Andare fuori
Essere bella giornata

[Antonio Tarantino, Stranieri, in La casa di Ramallah e altre conversazioni, Milano, Ubulibri 2006, p. 47]

Un bunker

venerdì 29 Ottobre 2010

L’altro giorno, a Bologna, periferia nord ovest, oltre il fiume Reno, una parte della via Emilia Ponente che sembra un po’ esplosa, dove all’inizio delle strade ci son dei cartelli con scritto «Dal 369 al 382 bis», «Dal 386 al 391», una parte che per arrivarci bisogna passare sotto un sottopassaggio e sbattere contro l’insegna bianca e rossa di un bar che si chiama Maxy bar, una parte che si vede anche da lontano, sopra a una casa d’angolo ci sono dei fuochi d’artificio, finti, permanenti, lì in fondo, al numero civico 485, dentro un parco, dentro un grande edificio che uno direbbe municipale, che è la sede dei Teatri di vita, l’altro giorno hanno fatto vedere un video, la ripresa filmata di uno spettacolo teatrale di Antonio Tarantino, intitolato Stranieri, per la regia di Marco Martinelli, del teatro delle Albe di Ravenna, interpreti Luigi Dadina (un uomo), Ermanna Montanari (sua moglie) e Alessandro Renda (suo figlio). Continua a leggere »

Ascensore funzionare

lunedì 17 Maggio 2010

Ringrazio quelli che mi hanno scritto per dirmi qual è il titolo che preferiscono per i nuovi pubblici discorsi tra i sei che c’erano. Devo dire che il giorno dopo che ho messo su il post, mi sono venuti in mente altri due titoli, il settimo e l’ottavo (7. Come mai questo titolo; 8. La meravigliosa utilità del filo a piombo). Adesso, tra i primi sei, faccio i conti e metto i risultati.
A molti è piaciuto il primo titolo, Avere ombrelli, andare cinema, ascensore funzionare, e volevo dire che è tratto da un’opera teatrale di Antonio Tarantino, Stranieri, che ho visto a Ravenna, messa in scena dal Teatro delle Albe, quest’inverno, e la frase, più o meno completa, la trovate qua sotto. Continua a leggere »

Stranieri

sabato 19 Dicembre 2009

tarantino

Per quella cosa di cui mi dicevi prima, io credo che l’inumazione sia la soluzione migliore anche perché, se l’ho conosciuto bene, lui non era un nichilista e era contrario a ogni dissoluzione. In fondo, amava la vita. Lui diceva sempre: mangia e lasciati mangiare. E allora io direi di lasciare che le cose abbiano il loro corso, che in parole povere vuol dire: io mangio te e tu mangia me. Che un verme è solo un verme, ma noi di lui ne sappiamo tanto quanto lui ne sa di noi. Per esempio: chi era tuo marito? Chi era tuo padre? Anche un verme avrà avuto un padre, e un verme avrà avuto una moglie, della quale sarà stato più o meno innamorato. Ma poi l’amore passa e rimangono i problemi: i figli da tirare su, che c’è il più forte e il più debole, lo studioso e lo sportivo. E poi l’affitto per un buco qualunque che anche per i vermi non saranno rose e fiori e da qualsiasi parte un padrone di casa c’è sempre. E allora bisogna pagare, mentre la moglie del verme strilla che lui è un incapace, un buono a nulla, e che dovrebbe prendere esempio dal verme che ha il buco accanto al nostro; e poi il cibo, che i nostri vermicelli non hanno mai niente da mangiare.
Per questo io direi che le cose seguano il loro corso. Perché c’è la vita: quella vita che lui ha mangiato e dalla quale s’è lasciato divorare.

[Antonio Tarantino, Stranieri, in La casa di Ramallah e altre conversazioni, Milano, ubulibri 2006, p. 46]