mercoledì 18 Giugno 2014
Se non sbaglio, Brodskij ha scritto da qualche parte che c’è stato un momento, che coincideva, se non sbaglio, col momento che ha cominciato a scrivere sul serio, che ha smesso di dire Noi e ha cominciato a dire Io. Che è una cosa che io la capisco, e mi sembra difficile e bella e sensata; il romanzo che sto leggendo adesso, invece, che è pieno di Noi, e di cose che son successe al protagonista e che son successe anche a tutti gli altri perché sono esemplari, un romanzo pieno di spirito dei tempi, ecco quella lì secondo me è una fatica, lo spirito dei tempi; io, mi sbaglierò, ma mi sembra che cogliere l’epoca, o l’attimo, come diceva Charms, non ci si riesce, al massimo ci si rompe l’orologio. Che c’è stato un periodo, tanti anni fa, che avevamo tutti un orologio.
giovedì 13 Ottobre 2011
Ho sentito un’intervista a uno scrittore italiano contemporaneo (Antonio Scurati) che ha detto che ha ambientato volutamente il suo ultimo romanzo a Venezia, e io ho pensato se era possibile ambientare un romanzo in un posto senza volerlo. Forse sì. Magari uno delle volte gli scappa di scrivere, non so: Amsterdam. Senza accorgersene. Oppure non so. Ci devo pensare.
martedì 13 Ottobre 2009
Ero troppo stanco, stanotte, per scrivere delle cose, allora sono andato alla libreria per prendere Vita di Moravia, di Alain Elkann, lo volevo misurare.
Solo che non l’ho trovato, ‘ero troppo stanco per cercarlo bene, allora ho misurato Il bambino che sognava la fine del mondo, di Antonio Scurati.
21 per 15 per 2,5.
Buonanotte.
martedì 25 Agosto 2009
Veramente non sapevo cosa scrivere. Allora sono andato ancora alla libreria, ho preso ancora il primo libro che mi è capitato, Il bambino che sognava la fine del mondo, di Antonio Scurati, sono andato in cucina, l’ho pesato, pesava 465 grammi. E basta.
domenica 26 Luglio 2009
Dovrebbe uscire oggi sul manfesto (è un po’ lunghetto):
Qualche mese fa, in ottobre, a Roma, quando la trasmissione radiofonica Fahrenheit ha dedicato una puntata alla scelta del libro dell’anno del 2008, Mauro Covacich, salito tra gli ultimi a parlare del proprio romanzo Prima di sparire, aveva detto che, a sentire presentare i romanzi che erano stati presentati prima del suo, gli era sembrato che quell’anno, in Italia, tutti avessero scritto lo stesso romanzo.
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giovedì 18 Giugno 2009
Mi ricordo di un saggio di Trubeckoj, se non sbaglio, su Delitto e castigo, di Dostoevskij, dove Trubeckoj aveva contato quante volte, in Delitto e castigo, compare la parola russa vdrug, che significa improvvisamente, e era risultato che compariva più di quattrocento volte; c’erano più vdrug che pagine, nell’edizione di Delitto e Castigo consultata da Trubeckoj (il russo è una lingua più sintetica dell’italiano, e i russi le pagine dei libri le riempiono tutte: caratteri piccoli e margini stretti).
Sarebbe, forse, interessante, contare quante volte, nel romanzo di Antonio Scurati Il bambino che sognava la fine del mondo, compaiono le espressioni Da allora in avanti, Da allora in poi, Da quel momento, Da lì in avanti, Da quel momento in avanti, D’ora in avanti o D’ora in poi. Io credo perlomeno un’ottantina, che corrispondono a una decina di punti, all’interno del romanzo, in cui il mondo, a Bergamo, che è la città in cui il romanzo è ambientato, improvvisamente (vdrug) cambia direzione, si ribalta, si rivoluziona, come se si aprisse una nuova era. Era che però, poverina, è brevissima, perché dura poche pagine, fino al successivo Da allora in avanti, o Da allora in poi, o Da quel momento, o Da lì in avanti, o Da quel momento in avanti, o D’ora in avanti, o D’ora in poi. E niente. Ho finito di leggerlo oggi. Poi l’ho pesato. 470 grammi.
mercoledì 17 Giugno 2009
La madre, purtroppo, non era ammessa. Quei quarantacinque minuti di attesa erano uno strazio, al punto che per sopportarli aveva perfino ripreso a fumare. Un vizio al quale aveva rinunciato da quasi sei anni oramai, dal primo giorno in cui la futura mamma aveva appreso che la sua bambina le stava crescendo nel ventre. Ma avrebbe volentieri sopportato qualsiasi sacrificio per lei, anche un cancro ai polmoni. La piccola aveva conosciuto l’inferno, eppure i medici non disperavano, con la dovuta assistenza, di poterla guarire. Sarebbe stato un lungo calvario ma ce l’avrebbero fatta. Quei dottori erano tra i migliori al mondo.
[Antonio Scurati, Il bambino che sognava la fine del mondo, cit., pag. 199]
sabato 23 Maggio 2009
La rovina del millenario edificio del sapere umanistico assume i tratti somatici del tuo allievo che, seduto all’altro capo della scrivania, smozzica frasi perlopiù insensate, ciancica frattaglie di nozioni irrancidite, rimastica rigurgiti di conoscenze andate a male.
[Antonio Scurati, Il bambino che sognava la fine del mondo, Milano, Bompiani 2009, p. 71]