O la luna

venerdì 26 Dicembre 2008

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o Firenze, sabato 12 dicembre ’36. Ho dunque deciso di fare «la luna», rivista assolutamente personale di Ant. Delfini.
o Mio telefono, a Firenze Erta Canina 44, N. 23522.
o Otello
Rivista letteraria interamente dedicata alla gelosia.
o La Luna
Rivista personale di letteratura di Antonio Delfini.
o Venerdì Santo
Foglio mensile di spirito religioso.
o La Luna – rassegna mensile di letteratura diretta da Antonio Delfini.
o Otello
foglio mensile di critica.
o La Luna
rivista mensile di letteratura.
o Venerdì Santo
Rassegna di moralità.
o Otello
Rassegna mensile di critica letteraria e morale.
o Otello
Foglio mensile di critica e moralità.
o La Luna
Quaderni di poesia, narrativa, teatro, ed altre cose fantastiche.
o Ces hommes de lettres t’assomment avec un indefini attachement de coeur.
o Questi uomini di lettere sono troppo gentili. Perciò ti fregano.
o Défense de l’autodidacte.
o La néurasthenie porte à un implacable refroidissement du coeur.
o Nous irons un jour à la porte des evêques.
o Meglio soli che bene accompagnati.
o Meglio una gallina oggi che un ovo domani (questa è proprio stupida).

(14 dicembre ’36 – Firenze)

[Antonio Delfini, Autore ignoto presenta, op. cit., pp. 53-54)

Se avessi avuto altri amici

venerdì 26 Dicembre 2008

Se avessi avuto altri amici, o non li avessi avuti affatto, sarei diventato un grande narratore, prima della caduta del fascismo; e dopo lo sarei rimasto. Ma è più probabile che se non avessi avuto gli amici che ho avuto, io non avrei mai scritto un racconto o un quasi racconto. Molto più bello, più intelligente, più ricco e più aristocratico degli amici che ho avuto, mi sono trovato davanti alla barriera terribile e armata dei loro difetti, vizi e capricci: gelosia, narcisismo e sfrenata (ma sorda) ambizione. Né geloso, né ambizioso, e tantomeno narciso, fortunato negli attributi fisici, morali ed economici, mi sono scoperto (ma troppo tardi) un difetto (che i miei più intimi dicevano una virtù scambiandola per bontà): una mitezza eccessiva, nata dal desiderio di non soffrire mai o il meno possibile, si è convertita nel tempo in pigra contemplazione e in una sorda velleitaria rivalsa che non è mai sfociata in una conclusiva spiccata vendetta.
Mentre scrivo continua questa brutta storia. La mia è una discesa continua; talvolta procurata dagli amici che ho avuto; tal’altra, aiutata dalla mia disperazione a vedere gli amici che ho avuto, guardarmi, compiaciuti (con loro sguardo freddo, tra di tedesco, di eunuco e di triglia), scivolare verso il basso. Ma si illudono. Poiché il basso verso il quale scivolo, non è che un elevatissimo altipiano: mentre alle loro spalle, di sulle vette dalle quali per che mirino altezzosi, coi loro sguardi annoiati e incomprensibili, li attende il baratro.

[Antonio Delfini, Il ricordo del ricordo, in Autore ignoto presenta, op. cit., pp. 209-210]

Sotto-tono

giovedì 25 Dicembre 2008

Se i disegni sono svaghi casuali, le scritture sembrano esercizi di qualcuno che non abbia mai imparato a scrivere in modo disinvolto, e manovri le parole nella maniera più elementare. Basta osservare l’esilità delle frasi, la modestia delle subordinate, l’inerzia delle consecuzioni. Rispetto all’usuale scrivere letterario c’è un abbassamento della tensione nelle parole, un sottotono, e soprattutto una insolita mancanza di aggressività letteraria (Luigi Martellini).
Tutto questo cade in un’epoca quando anche la lingua media è diventata pesante, fatta di frasi da ufficio, gerghi ministeriali, slogan, sentimentalismi insopportabili, o da quelle larve del disincanto che formano la prosa dei romanzi realistici (sto parlando soprattutto dei libri di Moravia, e dei suoi infiniti seguaci). Così si può capire la direzione presa da Delfini, tenendosi nella massima modestia, in un suo sotto-tono, orientato verso forme inerziali.
Per lo più, Delfini tende a un deciso alleggerimento del peso del linguaggio, simile alla lezione decisiva di Leopardi – l’alleggerimento leopardiano del peso dei propri inni, prima di trovare la purezza di una poesia come «Dolce e chiara è la notte e senza vento».

[Gianni Celati, Antonio Delfini ad alta voce, in Antonio Delfini, Autore ignoto presenta, op. cit., p. XIV]

Mobili libri carta di giornali

mercoledì 24 Dicembre 2008

Nel mese di novembre del 1935, andai a Firenze per affittare una casa. I miei famigliari, che erano sempre stati abituati a svernare in città nella casa di Modena, si erano ridotti in campagna in una casa che si riempì di mobili, libri e carta di giornali. Si accatastarono nella grande casa di Cavezzo i mobili di Modena, quelli dei miei nonni della casa di piazza Roma n. 11, dove io nacqui, all’ultimo piano, in una stanza la cui finestra guardava (e guarda tuttora) il monumento a Ciro Menotti. L’ultimo giorno che ebbi in possesso la casa corteggiai una girl viennese che lavorava in un avanspettacolo al Teatro Storchi. Poi chiusi casa e uscii con l’ultima seggiola, che era la mezzanotte del 2 novembre 1935. In automobile (avevo un’Augusta Lancia) andai a Cavezzo. Oltre l’ultima seggiola avevo con me i miei manoscritti, il dizionario italiano dello Zingarelli e qualche libro. «Addio per sempre salotto rosso con gli angioli popputi dipinti nel soffitto! Addio Fanalino della Battimonda! Addio Margherita Matesillani! Addio alla mia vita, e per sempre!» Quella prima notte a Cavezzo ero stato vicino al suicidio. Tutto ciò che era vero si stava rendendo vero, e tutto ciò che era immaginario, era perduto per sempre. (Nel giugno del 1935 avevo giurato guerra alla mia città. Dimenticando fascismo, dittatura e libertà, mi ero messo in mente che, dopo avere venduto la casa di Modena, prima di dieci anni a venire sarei tornato, a cavallo, alla testa di cento trombettieri e mille soldati acclamanti, gettando la paura e il disagio nell’animo dei miei concittadini e en volant toute femme que j’aurais cru envoler).
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Antonio Delfini, Autore ignoto presenta, racconti scelti e introdotti da Gianni Celati, Torino, Einaudi 2008, pp. 265-266).

Il 2008

venerdì 19 Dicembre 2008

Alessandro Beretta mi ha chiesto, per l’edizione di Milano del Corriere della sera, di consigliare un libro uscito nel 2008.
Io subito ho pensato a questo

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(Leila Guerriero, Suicidi in capo al mondo, che però poi ho visto era uscito nel 2007)
poi ho pensato a questo
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(Andrea Canobbio, Presentimento)
poi ho pensato a questo
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(Antonio Delfini, Autore ignoto presenta, che però non avevo ancora letto)
poi alla fine ho scelto questo
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(Raffaello Baldini, La fondazione)