sabato 14 Settembre 2019
Una volta Puškin ha scritto una lettera a Rabindranath Tagore. «Caro amico lontano, – gli ha scritto, – io non La conosco, e Lei non mi conosce. Sarebbe bello conoscerci. Stia bene. Saša».
Quando è arrivata la lettera, Tagore stava meditando. Una meditazione così profonda, che si tagliava con il coltello. La moglie lo scuoteva, lo scuoteva, gli metteva la lettera sotto il naso, niente da fare, non la vedeva. Lui, a dire il vero, non sapeva leggerlo, il russo.
Così non si son conosciuti.
[Attribuito a Daniil Charms, è dentro I russi sono matti]
martedì 17 Luglio 2018
Una volta Fëdor Michajlovič Dostoevskij, che Dio l’abbia in gloria, aveva catturato un gatto per strada. Aveva bisogno di un gatto vivo per un romanzo. La povera bestia aveva pianto, aveva strillato, aveva sibilato e aveva roteato gli occhi, poi si era finta morta. Allora lui l’aveva mollata. L’imbroglione aveva morso il povero scrittore in una gamba e era scappato. È per questo che è rimasto incompiuto il miglior romanzo di Fëdor Michajlovič, che Dio l’abbia in gloria, «Povere bestie». Sui gatti.
[Aneddoto letterario attribuito a Daniil Charms (grazie a Nicoletta)]
domenica 21 Dicembre 2014
Dostoevskij era andato a trovare Gogol’. Aveva suonato. Gli avevano aperto. «Ben ma, – gli avevano detto, – Fedor Michajlovič, Nikolaj Vasilevič son già quindici anni, che è morto».
«E be’?,– aveva pensato Dostoevskij, che Dio l’abbia in gloria, – anch’io morirò, una qualche volta».
[Aneddoti attribuiti a Daniil Charms, in Daniil Charms, Vešč’, Moskva, Amfora 2000, p. 312]
venerdì 19 Dicembre 2014
A Lermontov piacevano molto i cani. Anche a Dostoevskij, che Dio lo abbia in gloria, piacevano molto i cani, ma lui era terribilmente suscettibile, e lo nascondeva (il fatto dei cani), perché nessuno potesse dire che imitava Lermontov.
Dicevano già tante di quelle cose, di lui.
[Aneddoti attribuiti a Daniil Charms, in Daniil Charms, Vešč’, Moskva, Amfora 2000, p. 317]